Politica

Mastella passa ’a nuttata «111mila voti tutti miei»

da Ceppaloni (Bn)

Quanti fogli di carta colorati e piegati in quattro, quanti tratti di matita copiativa corrono tra morte e resurrezione? «745!», si sente gridare al vivavoce. «Su quanti voti?» incalza il «collettore» al telefonino. «1.887», risponde la voce lontana. E De Mita, che lì prendeva mille e passa preferenze? «184». Sandra interviene e zittisce: «A me dispiace quando la gente soffre, io ne so qualcosa. Spero che Ciriaco ce la faccia».
Telefonate come questa da Airola, hanno preso ad infittirsi intorno alle 9 di ieri mattina. E ’a nuttata a casa Mastella, è finalmente passata. Alle due del pomeriggio, quando la presidente dell’assemblea regionale ha imbandito sotto il portico una lunga tavolata per gli amici e i fedelissimi che hanno resistito alla tempesta, i parenti e i giornalisti, a suggellare la svolta, la resurrezione politica di Clemente Mastella, son giunti i dati definitivi e ormai ufficiali. Ha preso 111.710 preferenze, 81.590 soltanto in Campania. È il più votato dopo Berlusconi nella sua regione, dove il Pdl ha raccolto il 43,5 per cento dei voti. Quell’8,5 per cento più della media nazionale lo ha portato lui, è il suo peso nel centrodestra. Bisognerà ricordarsene tra un anno, quando si voterà per rinnovare la giunta regionale: Mastella in Campania ha raccolto il 4 per cento dei voti validi. Non solo non è morto, è risorto come il Ghino di Ceppaloni.
Lui s’arrabbia ad un tal paragone, non soltanto perché è ormai roba da archeologia politica, ma perché «la sinistra non mi vedrà mai più, ha dimostrato di non saper essere solidale né corretta. Correttezza e solidarietà che invece ho trovato nel presidente Berlusconi». Però ha dimostrato che è determinante, e che il Campanile si può ricostruire. A partire dai risultati di queste europee, un risultato tutto suo; e da quelli amministrativi dove l’Udeur campana è riuscita a presentarsi. Che sarebbe stato eletto, aveva pochi dubbi. Ma volete che bastasse, per un combattente come lui, finire nel cimitero degli elefanti di Strasburgo? La sua resurrezione politica stava nel ritrovare un ruolo ed un peso, ricostruire il partito nella sua terra, conquistare posizioni e carte da poter giocare al prossimo appuntamento elettorale. Ce l’ha fatta.
E chi lo tiene, adesso? La casa sul cocuzzolo di San Giovanni di Ceppaloni è un alveare, son tutti eccitati ed operosi, nessuno ha dormito. Anche Pellegrino, Elio e Sasha, i tre figli, hanno gli occhi febbrili. E il viavai di macchine, di amici e di amministratori locali s’è rifatto intenso come nei giorni gloriosi. È alle 4 del mattino, quando sono arrivati i dati del suo Sannio, che s’è spalancata la speranza. «A Benevento io ho preso tutto, sindaco, assessori, anche le case popolari», racconta Mastella ancora elettrizzato, «e gli spretati erano in prima fila a farmi propaganda contro: non votate Mastella, tutti ma non lui... Hanno scritto pure migliaia di lettere. Quelli sono voti tutti miei, che ho preso io, senza più apparato né strutture». E Benevento non gli ha voltato le spalle: gli ha dato 5.635 preferenze, 500 più di Berlusconi. Alle europee del 2004, Mastella capolista dell’Udeur ne aveva prese 4.400. Nell’intero Sannio, un terzo dei 75mila voti andati al Pdl sono mastellati.
Passa freneticamente da un divano all’altro, la moglie gli scandisce risultati che le giungono al telefono, «Montesarchio 1.003, Caianello 58, Procida 19». Elio e Pellegrino gli passano fogli dal computer, lui rotea gli occhi con un telefonino all’orecchio e un altro alle labbra. Poi si ferma e ti guarda: «Sì, sono emozionato, come la prima volta trent’anni fa, mi sento ribattezzato. Questo è il risultato più bello di tutta la mia vita politica. Ero morto, hanno cercato di ammazzarmi come a San Clemente, che gli legavano il piombo al collo senza riuscire ad affogarlo. Ma anche io sono risorto». A colpi di 16, anche 17 comizi al giorno, «più della prima volta perché allora dovevo farmi conoscere, ora dovevo farmi ri-conoscere».
Alle 15 finalmente, se ne è andato a dormire. Pure i figli son crollati. Sandra no, è rimasta in piedi a sorridere, stringer mani e rispondere al telefono sino a sera. Vedi chi è la roccia dei Mastella? Lei, che in quel 17 gennaio gli mandava un sms che lui ancora rilegge con gli occhi lucidi: «Clem ti prego, non mollare». È lei, che ha fatto tornare Mastella. E il primo appuntamento a Roma è per il 19 giugno. Non tanto all’ennesima udienza davanti al Gup, che ormai è routine. Ma per la presentazione del libro che ha scritto in quest’anno infernale.

Il titolo è un programma, per quella sinistra che lo ha pugnalato: «Non sarò clemente».

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