Roma - «Vedo che dal punto di vista mediatico ci sono pruriti e sollecitazioni» per quanto riguarda l’arresto dell'ex bierre rapinatore, ergastolano in semilibertà, Cristoforo Piancone. E sulla legge Gozzini. Clemente Mastella, ministro della Giustizia, non ci sta ad essere ancora una volta al centro delle polemiche e contrattacca. «Si discuta con serenità e le forze politiche aprano un dibattito sul piano parlamentare. Ritengono che la Gozzini vada ancora bene o vada cambiata? Io partecipo al dibattito, lo promuovo, ma non sono quello che stabilisce se cambiare la legge oppure no».
Poi il Guardasigilli denuncia di essersi «un pò rotto le scatole» di essere ritenuto responsabile per ogni problema che deriva da leggi che regolano la giustizia. «Vedo che finanche la Gozzini è caricata su di me - ha detto intervenendo ad un convegno su sicurezza, giustizia e diplomazia - ma mi sono un pò rotto le scatole. Io ho sempre rischiato in prima persona, ma se qualcuno pensa che io sia San Sebastiano, si sbaglia. Io - ha insistito il Guardasigilli - sono come San Clemente, a cui veniva legata una pietra al collo e, buttato a mare, riemergeva però sempre. Mi dispiace per gli altri, ma io sono un pò così». Insomma, «vale ancora la Gozzini - si è chiesto il ministro - io sono pronto a discutere. Il Paese vuole chiudere, come è apparso in alcune circostanze, con chi aveva intentato guerra allo Stato e oggi, in larghissima misura, forse ritiene di rinfoderare la spada oppure no? Vogliamo che il Paese dia pene più severe? Io personalmente - ha concluso Mastella - penso che la repressione di per sé non garantisca la sicurezza».
Fini: ridiscutiamo quella legge «Il ministro della Giustizia ha detto che è pronto a discutere della legge Gozzini, dobbiamo cogliere questa occasione, è una legge datata». Il presidente di An, Gianfranco Fini, su Radio Uno rilancia, dopo la vicenda Pianconi. Fini ha ricordato le parole usate dal figlio del maresciallo Berardi, Giovanni, a proposito della scarcerazione del brigatista che ha ucciso suo padre: «Con noi lo Stato è matrigna, con gli ex terroristi è un padre amorevole. Non ci sono parole più significative», insiste Fini secondo il quale la liberazione di Piancone «o è stata un errore del magistrato o al contrario non poteva che rispettare la legge Gozzini». Perciò il leader di An ritiene che «bisogna assolutamente che i benefici di cui godono i carcerati che non sono si sono pentiti o non hanno comportamenti virtuosi devono essere aboliti. La certezza della pena è indispensabile». Secondo Fini «va ripreso in considerazione il concetto del "fine pena mai", visto che per le vittime del terrorismo la pena non ha mai fine».
Caselli: polemiche giuste, ma io difendo i giudici «Le polemiche sono inevitabili e giuste, guai che non ci fossero. Ma trovo ingiusto prendere a pretesto il caso Piancone per scagliarsi contro la magistratura». Sulla vicenda di Cristoforo Piancone interviene anche il Procuratore generale di Torino Giancarlo Caselli. Intervistato da Radio Città Futura, il magistrato riconosce come inevitabili le polemiche, ma ricorda che la magistratura oggi sotto accusa è «anche quella che le Br ha contribuito a sconfiggerle, lavorando duro insieme a poliziotti e carabinieri». «Non si può non interrogarsi su cosa è successo - afferma Caselli - quando una persona condannata per un grave delitto nel momento in cui gode di questi benefici commette un altro delitto. A maggior ragione se tutto questo si intreccia con la sacrosanta rabbia dei parenti delle vittime e con la crescente paura ed incertezza dei cittadini. Però bisogna tenere fermi alcuni punti, prima di tutto non generalizzare». «Il caso Piancone è un caso grave, che fa giustamente scandalo perché è un fatto molto negativo. Ma ricordiamoci quei tanti casi di benefici concessi a condannati che non tornano a delinquere, che anzi grazie ai benefici vengono reinseriti con ricadute positive sulla sicurezza della collettività», aggiunge Caselli che poi sottolinea la difficoltà del compito del magistrato di sorveglianza: «È un mestiere difficilissimo, il mestiere piu difficile che esista all’interno della magistratura. Si tratta di prevedere se chi ha già commesso delitti sarà capace di non commetterne più».
I penalisti contro il ministro: facile demagogia «Le dichiarazioni del ministro Mastella e di diversi esponenti politici di tutti gli schieramenti per rivedere la legge Gozzini sono l’ennesima dimostrazione del disinteresse della classe politica per i principi costituzionali, oltre che del preoccupante tentativo di recuperare consenso elettorale con l’uso della facile demagogia». Lo afferma il presidente dell’Unione camere penali italiane Oreste Dominioni, replicando alle affermazioni del Guardasigilli sull’opportunità di ridiscutere la legge.
«È allora il caso di ricordare alla pubblica opinione -aggiunge Dominioni - che per un individuo che tradisce la fiducia accordata esistono migliaia e migliaia di detenuti che sono stati recuperati alla società civile, al lavoro e alla dignità grazie agli istituti previsti dalla legge Gozzini e che le statistiche dimostrano che la percentuale di recidiva degli affidati ai servizi sociali o in semilibertà è insignificante. Ciò dimostra semmai che la Gozzini costituisce ancora uno dei capisaldi della politica finalizzata al principio rieducativo della pena sancito dalla Carta costituzionale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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