da Roma
«Io non farò nessun atto di tradimento, ma temo che non ci sia altra soluzione per uscire dalla difficoltà di governo che andare a nuove elezioni». Parola di Clemente Mastella, ministro della Giustizia e leader dellUdeur. «Succeda quel che succeda - ha proseguito - non tornerei nello stesso recinto».
«Quello che manca alle nostre coalizioni - ha specificato - è che sono coalizioni elettorali, non politiche». La diagnosi sullo stato di salute del governo Prodi ad opera di uno dei suoi stessi componenti non lascia presagire un tranquillo decorso per lesecutivo dellUnione. E Mastella ha già pronta la cura. «Un governo ottobrino-invernale - ha continuato - potrebbe servire per cambiare la meccanica elettorale, per realizzare questa forza politica nuova con cui presentarsi alle nuove elezioni, ma ci sono difficoltà a farlo».
Ma, soprattutto, il numero uno dellUdeur, già di per sé critico nei confronti del Partito democratico («Porto avanti alcuni valori che difettano nel Pd»), ha lasciato intendere che alla prossima tornata elettorale non farebbe parte di uno schieramento di centrosinistra. Guarderebbe, invece, a quellarea post-democristiana che ha il suo alfiere in Pier Ferdinando Casini al quale Mastella in questi quindici mesi di governo si è spesso rivolto per la creazione di una «casa comune». Questo nuovo partito, ha spiegato, «non è una formula, ma una rappresentazione dei ceti medi, che oggi manca, che si rifaccia al centrosinistra degli 60 e 80: la fase migliore per il Paese». Poi Mastella è tornato a puntualizzare che «se cade un governo è sempre un problema per il Paese, ma nella nostra maggioranza non cè coesione» perché «questo bipolarismo non funziona e siamo prigionieri di formule politiche che non sono per me soddisfacenti».
È mancato ogni riferimento esplicito a un ingresso nella Cdl. Anzi il ministro ha enfatizzato la fretta berlusconiana del ritorno alle urne, mentre nelle scorse settimane aveva fatto intendere di essere pronto al trasloco. Né vanno sottovalutate nellanalisi della vicenda le polemiche con il ministro Di Pietro sulla concessione delle autorizzazione alluso delle intercettazioni da parte del gip Forleo.
Tanto più che Mastella ha sempre fatto pesare la forza dei suoi tre senatori negli ultimi difficili passaggi del governo Prodi. La scorsa settimana aveva difeso a spada tratta la sua riforma della giustizia con le parole «se salta la riforma, salta la maggioranza». E dopo lo strappo del ministro Emma Bonino sulle pensioni aveva avvertito i suoi alleati: «Se la maggioranza salta, noi siamo fuori» e lo sbocco potrebbe essere «un governo autunno-inverno per arrivare in primavera alle elezioni».
Le dichiarazioni di ieri rappresentano un altro colpo alla stabilità del governo, ma vanno anche interpretate alla luce dei contrasti interni alla maggioranza su temi caldi: non ultimo quello del referendum sulla legge elettorale finalizzato a cancellare piccoli partiti come lUdeur.
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