Roma - Il malessere politico di Clemente Mastella s’è palesato ancora una volta ieri, davanti alla folta platea postdemocristiana convenuta al Capranica per il lancio della Federazione tra la sua Udeur, Rifondazione Dc di Publio Fiori, e la Dc di Giuseppe Pizza. L’obiettivo, per altro annunciato da tempo, è la presentazione di liste comuni alle elezioni europee del 2009, regolate dal proporzionale puro e senza sbarramenti di sorta, con l’ambizioso sogno di far rinascere lo Scudocrociato e con esso quel mitico Grande Centro alternativo ai due poli. Ma riuscirà Mastella, a resistere nell’Unione sino al 2009? Meglio e più esattamente: sarà ancora in piedi per quella scadenza, il governo di centrosinistra del quale il leader di Ceppaloni è Guardasigilli?
Ha suscitato applausi calorosi, lo sfogo pubblico di Mastella sul disagio del Campanile a stare «in questa maggioranza piena di contraddizioni», col futuro sempre incerto e sotto il ricatto continuo della sinistra estrema che ora agita il ritiro dall’Afghanistan, poi i Pacs, quindi la Tav o il no alla riforma delle pensioni: «Ci sono vene di anticlericalismo molto spinto, e un laicismo eccessivo: atteggiamenti che non ci piacciono». Il nodo è la legge elettorale, sulla quale Mastella ha le idee chiare e non intende piegarsi ai grandi partiti, e che gli fa affermare con certezza: «Con questo sistema elettorale non c’è governabilità, si è creato un bipolarismo dove regna la litigiosità. Mentre quando c’era il centro, bene o male la governabilità era assicurata».
Facciamo rinascere la Dc d’antan? «Sarebbe troppo complicata e forse non adatta ai tempi moderni», risponde Mastella che però difende l’idea di un «centro che richiami i valori su cui si fondava la Dc», perché «ce n’è tanto bisogno». La sfida è per l’Europarlamento, dove la lista unitaria della Federazione democristiana, secondo Mastella, non dovrebbe minimamente mettere in crisi la sua permanenza nell’Unione, e che gli lascia intravedere «un risultato elettorale intrigante». Certo, ci fosse pure l’Udc in questa avventura, l’orizzonte sarebbe più luminoso, però Mastella non pronuncia il nome di Pier Ferdinando Casini e si limita a mandargli a dire: «Io penso a tutti quelli che hanno la volontà di far emergere i valori di centro, e prenderei malvolentieri atto se ci fossero degli elementi un po’ vanitosi che si considerano fuori da questa possibilità».
Soddisfatto anche Fiori, che condivide il progetto di «scomporre questo bipolarismo artificiale e strumentale», ed è convinto che ieri ci sia stato «il primo atto di un processo che punta alla riaggregazione dell’arcipelago democristiano intorno ai valori del cattolicesimo politico, volto alla realizzazione, anche in Italia, di uno schieramento di centro ispirato al Ppe». Insomma, «torna la Dc, torna il centro». E Pizza, che sottolinea come «il nome e il simbolo della Dc sono già stati recuperati», vede anch’egli il successo di questo «processo di riunificazione delle varie esperienze democristiane presenti sia nel polo di centrodestra che di centrosinistra».
Mancava l’Udc al Capranica, ma non c’era nemmeno la Nuova Dc per le Autonomie di Gianfranco Rotondi. Perché? «Non c’ero perché Mastella resta a sinistra: e io non credo che si possa ricostruire la Dc con Diliberto», risponde Rotondi.
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