Gianni Pennacchi
nostro inviato
a Telese (Benevento)
Aveva appena terminato il comizio di chiusura della Festa del Campanile, il tempo di pranzare e lasciarsi intervistare da un settimanale femminile, ed eccogli piovere addosso la scudisciata di Romano Prodi, che da Cernobbio gli mandava a dire come dalla Finanziaria «non si può togliere alcun capitolo che abbia uninfluenza forte sui conti pubblici futuri». Insomma, lennesima riforma delle pensioni si farà adesso, senza indugi né rinvii. Per non offendere il suo ministro della Giustizia, il premier cerca di indorare la pillola interpretando a suo modo il pensiero del leader dellUdeur: «Mastella intendeva dire che non si può fare sulla previdenza una rivoluzione totale. Ho voluto iniziare a discutere della Finanziaria già in agosto proprio perché decisioni importanti vanno prese solo dopo ampie discussioni».
Mastella intendeva dire?! Medita un poco prima di rispondere, del resto sè dato il ruolo del moderatore, sè proposto come «la forza di interposizione Unifil» tra i due schieramenti, il suo sogno è incarnare il Pri di La Malfa, Ugo il grande ovviamente, «che col due per cento dava la linea al Pci, alla Dc e al Psi» almeno sinché non giunse Bettino Craxi, dunque il Clemente prevale sul Furioso ed ecco la sua replica pacata: «Il presidente del Consiglio ha una visione più ampia, e in definitiva la decisione spetta a lui, io la rispetterò. Ma continuo a pensare che sia un errore mettere le pensioni nella Finanziaria. Voglio augurarmi che Prodi e Fassino non siano così masochisti da tirarsi addosso uno sciopero generale da Cgil, Cisl e Uil».
Già, Prodi dimentica che «nessuna riforma pensionistica è mai stata varata con la Finanziaria»? Mastella glielo ricorda, la storia è fresca e ammonitrice. Quando ci provò Silvio Berlusconi nel 94, il pio Oscar Luigi Scalfaro gliela fece stralciare e nonostante ciò il governo cadde ugualmente, perché non aveva «concertato» coi sindacati. Quando poi al Quirinale cera Ciampi, Berlusconi ebbe laccortezza di varare la riforma Maroni-Tremonti con un provvedimento specifico, pur se la tentazione della rapidità e della sordina che caratterizzano la Finanziaria era forte. Grande e profetico Mastella, che dal palco delle terme aveva ammonito che «il paradosso sarebbe uno sciopero dei sindacati proprio contro questo governo». Lo aveva già detto in unintervista al Giornale, ma ieri lo ha ripetuto alla tribù del Campanile: «Non sarebbe meglio rimandare le pensioni a un provvedimento specifico, parlarne coi sindacati, prima di decidere? Si può discuterne con serenità, arrivando magari a primavera. Ma un governo di centrosinistra non può far finta che i sindacati non esistano, la pensione non è soltanto un problema contabile, per gli italiani è parte della loro vita, è un pilastro della nostra società».
Più o meno come le ferie, Mastella si trattiene a stento ma lo vedi che non riesce a capacitarsi dellinsipienza dei suoi alleati. Siamo seri, per gli italiani ci sono tre pilastri intoccabili: la pensione, le ferie e la mamma. Finiranno col mettere una tassa su chi ha ancora la mamma viva? La mannaia sulla pensione la brandisce Prodi, quella sulle ferie lagita Francesco Rutelli, ma questa Mastella la prende un po a ridere: «Va bene scaglionare le ferie se la gente lo accetta spontaneamente, ma non dautorità, perché io non intendo sposare linteresse puro delle aziende e degli albergatori. In America fanno un po di ferie a Natale, un po destate e un po per il giorno del Ringraziamento.
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