Luca Telese
da Roma
Cosa farà lUdeur? Clemente Mastella non ha dubbi: «Se anche questa volta ci tratteranno come figli di un Dio minore, se anche stavolta pensano che ci accontentiamo di una pacca sulla spalla resteremo fuori dal governo. Appoggio esterno, niente scherzi né trattative, questo non è un gioco tra venditori di tappeti: per quel che mi riguarda, visto come ci trattano siamo già fuori». Lo sfogo del leader del Campanile ieri non lasciava adito al dubbio: parole pronunciate davanti ai suoi fedelissimi, dopo aver interrotto le trattative con lUnione per la formazione del governo e dopo essersi ritirato nel feudo di Ceppaloni. Più che una presa di posizione è un ultimatum estremo.
Insomma, un bel rompicapo per Romano Prodi questa poltrona rovente della Difesa, loggetto del contendere fra Rosa nel pugno e il suo partito è diventato molto di più, una questione di dignità, e anche di rapporti di forza. Mastella ricostruisce gli ultimi mesi di relazioni politiche e spiega: «Ci siamo comportati come dei santi, dei san-ti! Abbiamo anche permesso lelezione di Franco Marini, gli abbiamo spiegato come uscire dallimpiccio dei Franceschi e il bello è che ci avevano pure ringraziato! Poi, quando è venuto il momento se ne sono scordati. Ma se è così fanno male i calcoli: perché senza di noi la maggioranza non esiste». Mastella è seccato anche con i radicali, non si aspettava una polemica diretta così personalizzata, una «guerra fra poveri». Però non scherza di sicuro quando minaccia una offensiva a tutto tondo: «Nonostante io abbia molti più consiglieri regionali, sia stato determinante per la vittoria determinante in Campania, nonostante lUdeur sia lago della bilancia in tre regioni del Sud, a partire dalla Calabria, ci trattano come se fossimo delle cenerentole. La Rosa nel pugno, poi, ha persino un presidente di regione, Ottaviano Del Turco, a noi non ce ne hanno fatto candidare nessuno. Se pensano che facciamo per scherzo non mi conoscono: i miei voti mi seguono ovunque, questo un per cento dellUdeur viene con me anche allinferno». Dato questo punto di partenza è veramente difficile capire quale potrebbe essere il punto di rottura, e anche quello di ricomposizione. Mastella arrivò a trattative durissime sia per il suo ingresso in maggioranza, con il DAlema bis, sia ai tempi delle elezioni regionali, sia per via della candidatura a sindaco di Napoli (poi rientrata in extremis, voleva sfidare la Jervolino) sia alla vigilia di queste ultime politiche, e addirittura per la ripartizione delle candidature nei collegi degli italiani allEstero. E che dire delle primarie dellUnione? In quelloccasione lo davano già per spacciato, riuscì a piazzarsi al terzo posto, dietro Prodi e Fausto Bertinotti, con un risultato incredibile, e alcuni fiori allocchiello, come il secondo posto a Parigi.
Sempre sul filo di lana, sempre attento alle ragioni della sua matematica, sempre determinato sullobiettivo. Quando si è votato il nuovo presidente di Palazzo Madama era di nuovo lì, sempre nel punto di cerniera, di nuovo in trattativa: in Aula esplose addirittura una rissa post democristiana, che coinvolse uno dei suoi fedelissimi, Nuccio Cusumano, e il senatore Domenico Procacci, prodiano della Margherita che apostrofò lui e lo stesso Mastella gridando «traditori», e accusandolo di essere un «Francesco tiratore». Difficile dire se anche stavolta cè un margine per trattare, se Mastella si accontenterà di un altro ministero: lui giura e spergiura di no: «Gli Affari regionali? E che, è un ministero quello? No, davvero non hanno capito nulla, o alla Difesa, per una questione di principio, o fuori dal governo. Però - aggiunge il leader del Campanile - devono sapere che se va a finire così al Senato i numeri potrebbero ballare, inizia unaltra partita».
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