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«Mastrogiacomo libero in cambio di tre talebani»

Conto alla rovescia ieri per l’inviato di «Repubblica». Prodi telefona a Karzai e prevale l’ottimismo: «È ormai questione di ore». Forse vivo l’autista dato per morto. Questo l’accordo concluso dai rapitori con le autorità afghane per il rilascio del giornalista. Tra gli scarcerati uno dei principali capi integralisti

«Mastrogiacomo libero in cambio di tre talebani»

Kabul - «Non ho problemi a rilasciarli, anche nelle prossime ore, se risolviamo gli ultimi dettagli con il governo afghano per raggiungere il risultato finale», spiegava ieri pomeriggio a il Giornale, il comandante Ibrahim Hanifi riferendosi a Daniele Mastrogiacomo ed il suo interprete afghano. Il “risultato finale” è lo scambio di prigionieri, obiettivo dei rapitori fin dall’inizio del sequestro. Il conto alla rovescia per la liberazione degli ostaggi è iniziato ieri sera, ma il rilascio potrebbe slittare di qualche ora, a causa del buio, o al massimo realizzarsi entro domani, quando scade il nuovo ultimatum dei talebani.
Hanifi è il comandante nella provincia di Helmand che sta gestendo la delicata trattativa per conto del feroce mullah Dadullah, il talebano senza gamba, che comanda una bella fetta del fronte sud. Ieri pomeriggio Hanifi ha spiegato a il Giornale che «il governo afghano non ha accettato di rilasciare 14 prigionieri come avevamo richiesto, ma ci siamo accordati su un numero inferiore». Il capobastone talebano vuole fare presto, perché sente che la Nato si sta avvicinando a lui: «Il rumore degli aerei è sempre più incessante e hanno distribuito la mia fotografia nei villaggi, ma se Allah vuole non avrà effetto sui negoziati» per il rilascio dell’inviato di Repubblica.
Anche Qari Youssef Ahmadi, portavoce ufficiale dei talebani, spiega a il Giornale che l’accordo è raggiunto e dice: «Il giornalista è in buone condizioni e ha parlato al telefono tre volte con la sua famiglia» da quando è stato fatto prigioniero il 5 marzo.
L’agenzia di stampa Afghan islamic press, con sede a Peshawar, in Pakistan, ritenuta vicina ai fondamentalisti, ha annunciato che «i talebani potrebbero liberare il giornalista italiano». Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, è tornato a parlare telefonicamente con il presidente afghano Hamid Karzai e ha fatto sapere di essere in costante «contatto con le autorità di Kabul, cpn Gino Strada (fondatore di Emergency nda) e con il nostro ambasciatore in Afghanistan». Ha aggiunto: «Sto seguendo, secondo dopo secondo, l'evolversi della situazione. Spero proprio che si possano avere buone notizie».
L’accordo con i talebani prevede che vengano scarcerati tre detenuti, che dovrebbero essere scambiati con Mastrogiacomo, il suo interprete Ajmal Nashkbandi e il corpo dell’autista, Said Agha. Di quest’ultimo i talebani hanno annunciato lo sgozzamento, ma circola la voce che potrebbe essere ancora vivo. In questo caso la sua esecuzione sarebbe stata solo una montatura per esercitare maggiore pressione sul governo italiano e di Kabul.
Secondo fonti afghane sei o sette prigionieri talebani, in gran parte detenuti nel penitenziario di Pol i Charki, alla periferia della capitale, sono stati trasferiti, già venerdì, nel centro di interrogatori dell’intelligence locale, la famigerata Sedarat. Fra questi sarebbero stati scelti, dopo concitate trattative con i talebani, condotte anche dagli italiani, tre personaggi di spicco. Si tratterebbe, il condizionale è d’obbligo, di Abdul Latif Hakimi, ex portavoce dei fondamentalisti e Ustad Yasar, braccio destro del comandante Dadullah, arrestati in Pakistan nel 2005.
Il primo doveva scontare una condanna all’ergastolo ed il secondo a sette anni, dopo essere stato responsabile per la Cultura del regime integralista. Il terzo, secondo i talebani, sarebbe, a sorpresa, il mullah Mujahed, il pezzo grosso dello scambio. Si tratta di un membro del Consiglio che guida i fondamentalisti, catturato nel 2004 nella provincia di Kandahar con un telefono satellitare che aveva il numero del mullah Omar, il leader guercio dei fondamentalisti.
Mujahed era già stato fatto prigioniero sul fronte nord, prima del 2001, quando combatteva contro gli antitalebani del comandante Ahmad Shah Massoud. In seguito venne liberato con un altro scambio di prigionieri.
Nella primavera scorsa il mullah Mujahed era stato uno degli animatori della rivolta nel carcere di Pol i Charki, in concomitanza con la storica visita del presidente americano George W. Bush a Kabul.
I tre talebani prescelti sono stati trasferiti ieri nella provincia di Helmand, presso la sede del governatore locale, ma lo scambio dovrebbe avvenire attraverso Emergency, l’organizzazione umanitaria italiana che ha un ospedale a Laskargah, il capoluogo provinciale.

Probabilmente le garanzie, per evitare incidenti o colpi di mano dell’ultimo momento, saranno fornite anche da alcuni capi tribali, come succede spesso in Afghanistan.

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