Masur: «Italiani vi spiego Brahms»

Masur: «Italiani vi spiego Brahms»

Se vivi per la musica, ottantadue anni equivalgono a venti. Kurt Masur non fa eccezione e incarna al meglio la ricetta vincente della giovinezza. L’alternativa ecologica a creme e tiraggi. Il direttore tedesco torna a Santa Cecilia dove oggi (ore 18), lunedì (ore 21) e martedì (ore 19,30 ) dirigerà da par suo gli accademici. In programma la Genoveva Ouverture di Schumann, la seconda sinfonia di Brahms e il concerto numero 4 per pianoforte di Beethoven, solista Elisabeth Leonskaja. Un programma splendidamente classico. Pane per i denti di cotanto musicista. Che abbiamo incontrato all’Auditorium Parco della Musica nel corso delle prove del concerto. Masur, sempre disponibile (come tutti i veri appassionati musicisti) ha anche annunciato per settembre (dal 2 al 24, ma è già possibile effettuare l’abbonamento) l’integrale delle sinfonie di Beethoven: quattro imperdibili concerti con replica. Anche perché le registrazioni del maestro tedesco sono diventate sempre più sporadiche (nel 2007 si segnalava comunque un’ottima Sesta di Tchaikovsky).
Masur è una bacchetta prestigiosa. Dopo i lunghi anni alla guida della Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, ha assunto la direzione della New York Philharmonic, della London Philharmonic e dell’Orchestre National de France. Da lì un percorso che lo ha portato a estendere l’indagine d’interprete anche ai grandi autori del ’900 europeo.
Maestro, la scelta di rimanere col programma in ambito tradizionale, senza rischi, vuol dire che di questi tempi è meglio evitare l’ostico contemporaneo?
«Diciamo subito che a me non interessa fare sempre il pienone. Nel senso che non mi faccio condizionare dal gusto popolare quando scelgo il programma da eseguire, non devo e non voglio compiacere nessuno. Però per far avvicinare i giovani alla classica serve accortezza: chi da piccolo ascolta Brahms o Beethoven sono convinto che non l’abbandona più. Molta musica contemporanea può risultare difficile al primo ascolto. Tanto che potrebbe diventare l’ultimo. Mi sento sempre un educatore all’ascolto».
La seconda sinfonia di Johannes Brahms è un suo pezzo forte. Che suona maestoso. Com’è l’intesa con la “dolce” orchestra romana?
«Le orchestre italiane hanno un difetto, se così possiamo dire, e cioè che su un certo repertorio romantico come quello di Brahms gli manca un po’di polso. Suonano leggero. Brahms è una melodia senza fine, io mi sto impegnando a fargliela sentire. È una sfida personale che mi sento di dire che ho vinto, ve ne accorgerete domani sera...»
Il quarto concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven è invece opera mistica, poetica. Terreno ideale per il pugno di ferro in guanto di velluto della Leonskaja. Che non vuol sentir parlare di opera minore rispetto al Quinto concerto, il celeberrimo «Imperatore». «Per me - racconta la pianista georgiana - potrebbe essere benissimo suonato per il violino. Anzi. Unisce andazzi tipici della musica da camera come nel primo movimento alla maestosità multicolore dell’ultimo. Io penso che Beethoven parlasse con Dio. Per me non c’è di meglio nel suo repertorio pianistico».
La domanda è secolare: un direttore tedesco è sempre la scelta ideale per il repertorio più importante di tutti, quello tedesco?
«Non direi che è vincolante. Se eseguo bene Brahms è perché io lo vivo dentro, lo comprendo e non stravolgo il senso della sua arte. Ma essere tedesco non significa granché..».
Per finire un doveroso accenno all’Integrale di Beethoven, in particolare alla Nona che per Masur (ma non solo) rappresenta l’opera universale per antonomasia
«In pratica con l’Integrale si può raccontare la storia dell’umanità divisa tra gioie e dolori, da guerra e pace. La Nona parla un linguaggio universale, è capita in tutto il mondo, e non è solamente questione dell’ultimo movimento che ormai finisce dappertutto e in tutte le salse (nota di demerito). Ogni volta che eseguo questa sinfonia è un trionfo, il pubblico entra in contatto con questo fiume musicale in piena. E sento che gode. Detto questo vi confesso che è la “romanza per violino” è il mio pezzo preferito tra tutti». Quella del vecchio carosello di Vecchia Romagna.

Tocca avvisare il Maestro.
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Kurt Masur direttore, Elisabeth Leonskaja pianoforte: Schumann Genoveva: Ouverture, Beethoven: Concerto per pianoforte n.4, Brahms: Sinfonia n. 2.

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