Il coraggio, come è noto, se uno non ce l'ha non se lo può dare. E il povero don Abbondio ha sempre avuto, nel corso degli anni, molti validi compagni di codardia. Anche se sarebbe meglio scrivere "kompagni". Come quelli che hanno imbrattato i manifesti che ricordavano Sergio Ramelli a Vicenza. Due "X" a coprire gli occhi, una riga rossa che va dritta alla gola e l'immancabile chiave inglese con la quale venne massacrato il giovane missino il 13 marzo del 1975. E la scritta: "Antifà 161" e la stella rossa. E poi, in un altro punto, c'è Ramelli impiccato, con un fiotto di sangue. La "A" di anarchia e "Sergio muore", "merde". Ora, su chi debba indossare gli abiti dell'escremento in questa vicenda è palese e non è certo Sergio ma chi quelle frasi le ha scritte. “Il cinquantesimo anniversario dell’uccisione di un giovane, colpevole solo delle sue idee, è stato commemorato dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dal presidente del Senato Ignazio La Russa e da decine di amministrazioni comunali. E questo evidentemente da fastidio all’estrema sinistra, anche vicentina", afferma Melissa Santin di Gioventù Nazionale. “A Schio per esempio – prosegue - il minuto di silenzio richiesto in memoria di Sergio è stato definito una provocazione. La sinistra istituzionale si limita alle parole, anche se improprie, ma rischia di aumentare la tensione. Infatti ecco che puntuali, probabilmente obbligati ad alzare il tiro, i centri sociali passano alle minacce di morte".
La questione è però un'altra. Colpisce infatti, a distanza di cinquant'anni, l'odio che una certa parte politica continua a nutrire nei confronti di questo ragazzo. Un po' come quel dj - onestamente sconosciuto e pertanto non gli daremo noi la dignità che in quel momento non ha avuto - che ha pubblicato una foto mentre baciava una chiave inglese insieme alla didascalia: "Dedichiamogli tante piazze". Oppure a quell'altra pagina Instagram che ha pubblicato la foto di Ramelli a testa in giù corredata dalla frase: "È solo l'ennesimo fascista che va dimenticato e non commemorato dalle cariche istituzionali di questo Paese. I suoi ideali politici erano contro ogni forma di democrazia moderna. Puro neofascista nell'epoca in cui l'Italia faceva ancora i conti con il ventennio fascista". E l'elenco potrebbe essere molto più lungo, ma ci fermiamo qui. Perché chi predica l'odio è ormai una minoranza. Che sfregia, certo. E che magari fa rumore. Ma che è stata sconfitta dalla Storia, quella vera. Sergio ha già le sue piazze, le sue strade e i suoi giardini.
Chi ci passa, e vede le date di nascita e di morte così ravvicinate nel tempo, si chiede come mai un giovane abbia lasciato questa terra così presto. E scopre che ad averlo ammazzato sono quelli con la stella rossa. I "nonni" di coloro che la dipingono ancora oggi. E che evaporeranno in fretta. Un po' come lo spray disperso nell'aria delle loro bombolette.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.