"Saranno espulsi". Pugno di ferro del governo sui tunisini molestatori al Concertone

Il nulla osta per l'espulsione è stato chiesto al magistrato: i tre tunisini in Italia con un permesso studio potrebbero tornare presto nel loro Paese. Intanto si rafforza l'ipotesi del taharrush gamea, come a Milano. Polemica per il silenzio a sinistra

"Saranno espulsi". Pugno di ferro del governo sui tunisini molestatori al Concertone
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I tre cittadini tunisini che si sono resi responsabili delle molestie sessuali al Concertone del Primo Maggio potrebbero essere espulsi. Ad annunciarlo è il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, che con una nota ha fatto sapere che "per loro adesso è stato chiesto il nulla osta al magistrato per l'espulsione". Si tratta di cittadini con passaporto tunisino che hanno tra i 22 e i 25 che sono venuti in Italia con una richiesta di soggiorno per studio, dimostrando, tra le altre cose, che arrivare regolarmente nel nostro Paese è possibile.

Subito dopo l'aggressione sono stati fermati dalle forze dell'ordine, ringraziate nel suo messaggio dal ministro, che ha sottolineato come meritino "ammirazione e ringraziamento" gli agenti che "in servizio in borghese tra la folla (come spesso fanno in servizi attenti, discreti e capillari, non sempre compresi per la loro importanza e spesso ingiustamente fraintesi) sono prontamente intervenuti nell'indifferenza di alcuni presenti salvando la vittima e assicurando gli aggressori alla giustizia". Ora i tre si trovano in carcere in attesa della decisione del magistrato e oltre agli esponenti di maggioranza a esprimere solidarietà alla vittima sono stati solamente i sindacati organizzatori, che hanno invocato "un investimento culturale profondo, che parta dall'educazione al rispetto e all'affettività nelle scuole".

Celando la provenienza degli autori delle molestie il loro appello può avere un senso ma i tre sono stati educati nel loro Paese e hanno un'età in cui sarebbe auspicabile avere già acquisito conoscenze di base come queste. Ma esiste, ed è radicato, in certe culture di stampo musulmano, il disprezzo della donna. Ci sono già stati episodi simili, basti ricordare quanto avvenuto a Capodanno a Milano e non è escluso che anche al Concertone si sia trattato di taharrush gamea, un'espressione in lingua araba che significa letteralmente "molestia collettiva". Le dichiarazioni della vittima a Repubblica, al contrario, potrebbero essere un elemento di conferma: "Mi hanno praticamente accerchiata, hanno iniziato a mettere le mani ovunque". E l'hanno anche rifatto subito dopo, a un'altra persona, prima che gli agenti li prendessero.

Il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, ha evidenziato "che a fronte del grave pericolo corso dalla ragazza, ci sia stata una sostanziale indifferenza da parte dei tanti presenti presunti paladini dei diritti che non sono intervenuti e addirittura si sono lamentati delle urla della donna perché disturbava l'ascolto della musica". Un dettaglio che emerge proprio dall'intervista rilasciata a Repubblica dalla vittima, che ha rivelato che in quei momenti concitati in cui l'amica chiedeva aiuto "c'è chi ha rimproverato", "le diceva di stare zitta. Che c’era la musica. Non volevo credere alle mie orecchie. Ti rendi conto di quello che è successo e non stai facendo niente?".

Eugenia Roccella, ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, ha invece voluto mettere l'accento sul fatto che "da parte di molte forze politiche non ci sia stata una presa di posizione corale nei confronti delle molestie denunciate da una ragazza durante il Concertone". E la ragione per la quale è prevalso il silenzio, visti i precedenti, è intuibile.

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