
Nuovo colpo sferrato da Hamas nella sua guerra psicologica contro Israele. I terroristi hanno diffuso un nuovo video, l’ultimo di una lunga serie, il cui protagonista è Maxim Harkin, rapito dai terroristi durante il loro brutale assalto al Nova Festival dove si era recato con alcuni amici e già apparso in un altro filmato ad aprile.
Il video si apre con una spiegazione di quanto sta accadendo: l’organizzazione palestinese afferma che i suoi uomini stanno conducendo una “operazione di salvataggio” a seguito di un bombardamento israeliano, informazioni che non possono essere confermate. Seguono immagini di terroristi intenti a scavare in un tunnel collassato, fino a che non riescono ad estrarre un uomo ferito, a cui danno una maschera d’ossigeno per aiutarlo a respirare. Presumibilmente si tratta dello stesso Maxim, ma non è sicuro.
Vi è poi un cambio di inquadratura, che mostra l’ostaggio con testa e un braccio fasciati e sporchi di sangue. Da qui, inizia il copione che il mondo ha potuto vedere tante volte. L’uomo spiega che il luogo in cui si trovavano lui e altri rapiti è stato bombardato, e per questo si sono spostati sottoterra. Ma anche lì, sarebbero stati raggiunti dalle bombe dei jet israeliani. Maxim punta il dito contro la pressione militare voluta da Netanyahu e dal suo governo, chiedendo al popolo dello Stato ebraico di scendere in strada e protestare contro l’esecutivo per fare in modo che venga raggiunta una nuova tregua e fare in modo che tutti gli ostaggi possano tornare a casa. Un messaggio, questo, ribadito anche dagli stessi terroristi. Il video, infatti, si chiude con un messaggio di Hamas: “Solo un accordo di cessate il fuoco li farà tornare vivi. Il tempo sta scadendo…”. Parole accompagnate da una clessidra piena di sangue che si svuota velocemente.
L’ennesimo episodio, dunque, della vile tattica di Hamas che sfrutta l’unica moneta di scambio che ha a disposizione, gli ostaggi israeliani, per ottenere concessioni da Tel Aviv e tentare di raggiungere un’intesa che vada a loro beneficio e non comprenda, tra le altre cose, il disarmo dell’organizzazione.
Un colpo sferrato proprio in un momento in cui le Idf hanno espanso ulteriormente le loro operazioni nella Striscia di Gaza, mobilitando altre brigate di riservisti e, stando a quanto dichiarato, eliminando ogni giorno decine di terroristi e catturando depositi di armi, rendendo difficile per il gruppo palestinese qualunque tentativo di ricostruzione della sua capacità bellica.
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