Nostro inviato a Duisburg
«Fino a qualche anno fa io, Gattuso, Grosso e Iaquinta giocavamo nella polvere. Oggi siamo alla finale di un Mondiale». Marco Materazzi lo dice con orgoglio. Un orgoglio che arriva dallentusiasmo dei tifosi, ma anche dalla consapevolezza di vivere in un vero gruppo. Dove tutti aiutano tutti. Ed ecco che il difensore interista, più che evidenziare la gioia di disputare la finale, pensa alla delusione di Alessandro Nesta, il cui forfeit gli ha concesso questa fantastica occasione. «È stato un altro mondiale strano per lui dice Materazzi -, ogni volta ha avuto infortuni. Per me resta un modello, un grandissimo giocatore. La cosa più bella che ricorderò di lui in questo Mondiale è quando è venuto a consolarmi negli spogliatoi dopo lespulsione contro lAustralia. Mi sarebbe piaciuto giocare con lui questa finale». Dove non ci sarà il suo amico e compagno nellInter Figo: «Peccato, anche lui la meritava, era il suo ultimo mondiale». E dove invece potrebbe esserci Daniele De Rossi, tornato disponibile dopo la lunga squalifica: «Non lo giustiziamo, ha fatto una cavolata ma è rimasto 20 giorni con noi ad allenarsi senza giocare, non è facile».
Eccolo il famoso gruppo, la compattezza della squadra che si vede in ogni occasione. Non come era nel 2002. «Fare paragoni con la vecchia gestione tecnica è antipatico anche perché se nella partita con i coreani entrava quella palla di Gattuso... Lippi ci ha sempre spronato e ci ha detto che saremmo arrivati fino al 9 luglio. E poi questa nazionale è bella perché è spontanea, si vede dalla voglia di sfogare la felicità dopo un gol». Originale quella sua dopo il fischio finale di Italia-Germania, labbraccio allarbitro Archundia. «Ero troppo stanco, non ce la facevo ad arrivare fino a Grosso e allora ho abbracciato la prima persona che mi è capitata davanti. Larbitro era imbarazzato, mi ha detto di evitare...».
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