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Maxi processo al Jihad in Arabia Saudita

L’Arabia Saudita, da cui sono partiti 15 dei 19 attentatori delle Torri Gemelle, mette alla sbarra 991 persone accusate di legami con il terrorismo

Maxi processo al Jihad 
in Arabia Saudita

Dall’Arabia Saudita per decenni sono partiti miliziani alla volta di teatri di guerra e violenza come la Cecenia, la Bosnia, l’Iraq, l’Afghanistan. Tra i 19 attentatori delle Torri Gemelle di New York, 15 erano di nazionalità saudita l’11 settembre del 2001. Riad è stato accusato da gran parte della comunità internazionale di connivenza con i fondamentalisti. Il fenomeno, poi, si è rivoltato contro alla monarchia dei Saud, colpita più volte al cuore da quegli stessi integralisti. Dal 2003 al 2006 il regno è stato obiettivo di oltre 30 attacchi, in cui hanno perso la vita 90 civili e 74 poliziotti. Da allora, mantenendo il suo serrato ultraconservatorismo, Riad ha tentato di affrontare il problema e da pochi giorni si è aperto nella capitale un maxi processo che vede alla sbarra 991 jihadisti.

Non sono soltanto le proporzioni dell’operazione a stupire. A giudicare gli integralisti, convinti di aver agito per la grandezza e la purezza dell’islam, c’è una corte islamica basta sulla sharia, la legge coranica e tra la giuria siedono magistrati formati all’ideologia purista predominante nel regno, quella wahhabita, proprio la stessa che ha contribuito a ispirare molti degli imputati. Tra gli accusati, siedono non soltanto gli esecutori materiali di atti di violenza, ma anche i finanziatori del terrorismo e gli imam che dalle loro moschee hanno incitato a compiere attentati.

L’Arabia Saudita da mesi porta avanti una campagna per arginare il fenomeno del terrorismo in casa propria. Le televisioni nazionali mandano in onda appelli di jihadisti pentiti, riabilitati in prigione dove da più di un anno ci sono corsi di rieducazione sociale e religiosa, promettendo anche aiuti alle famiglie di chi collabora. C’è una campagna anti-terrorismo anche su Internet e nel codice locale è stato introdotto il reato di incitamento al terrorismo via internet, per il quale si rischiano oltre dieci anni di galera. Secondo le autorità di Raid, gli integralisti riabilitati sono almeno 1.

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