da Roma
Quasi 800 panchine in dodici squadre diverse, ma questesperienza gli mancava: testimonial di un videogioco, «Il Mio Coach», studiato da Ubisoft per migliorare ed arricchire il proprio vocabolario. In pratica Carlo Mazzone, il decano dei nostri allenatori famoso anche per le sue esternazioni in accento romanesco, insegnerà litaliano agli italiani. E sul set dello spot girato con alcune modelle, ha mostrato la simpatia che lo contraddistingue. «Io insegnante? Semmai dovrei essere allievo, come Trapattoni: noi due abbiamo spesso fatto a cazzotti con la lingua italiana».
Mazzone attore non lavevamo ancora visto...
«Non è il mio mestiere, ma mi sono divertito. Quando mi hanno proposto liniziativa ho accettato volentieri. Anche se preferisco parlare in dialetto, così esprimo meglio i miei concetti...».
La rivedremo presto in panchina?
«In me convivono due fratelli gemelli. Uno è saggio e sa bene che a 71 anni è meglio continuare a fare il pensionato; laltro, invece, è ignorante, vive di calcio e la prossima stagione vorrebbe di nuovo sedere su una panchina. Mai dire mai...».
Domani Roma e Inter si giocheranno lo scudetto. Chi vincerà?
«Guardando la classifica, direi lInter che ha ancora un punto di vantaggio e può contare sui suoi solisti. È chiaro che il cuore direbbe Roma, sono legato a questa società e al presidente Sensi. Spero che domani sia lui a bere lo champagne. La squadra di Spalletti sta meglio anche psicologicamente e dovrà affidarsi al collettivo, la vera forza del gruppo. Magari a decidere la squadra campione sarà un episodio, una giocata della Dea bendata. Mi dispiace solo una cosa...».
Dica.
«Che non ci sia Totti, mi auguro che questo sia stato lultimo infortunio della sua carriera».
Invidia un po Spalletti e Mancini?
«Assolutamente no, sono sicuro che stanno vivendo una settimana terribile tra stress e responsabilità. Quello dellallenatore è un lavoraccio, ve lo assicuro. Sarà un piacere assistere a queste due partite fuori dal campo».
Lei fece perdere lo scudetto a un collega allultima giornata.
«Sì, con il Perugia e con laiuto di un po dacqua, ho dato un grosso dispiacere ad Ancelotti e alla Juve. A dimostrazione che può succedere di tutto».
I tifosi di Roma e Inter resteranno fuori dagli stadi di Parma e Catania.
«Condivido la decisione presa dallOsservatorio, dimentichiamo troppo in fretta gli incidenti del mondo del pallone. E Catania-Roma era una partita a rischio visti i precedenti. Mi dispiace per le tifoserie, ma credo che si debba intervenire per evitare che avvengano ancora incidenti gravi».
In molti hanno sottolineato che lassenza dei tifosi sugli spalti, specie in una giornata così particolare, è una sconfitta del calcio».
«Preferisco una sconfitta in più che un morto in più. Non è giusto, infatti, andare allo stadio per morire».
Cosa può dire ai tifosi della «Maggica» che vorrebbero comunque andare a Catania o magari a Parma?
«Statevene a casa con le vostre famiglie e con una bandiera giallorossa accanto, sperando poi di festeggiare alla fine della giornata. Se volete gufare, potete farlo tranquillamente davanti alla tv. Tanto in campo saranno sempre undici contro undici».
Anche se un fischio sbagliato può fare la differenza.
«Non mi piace quando i miei colleghi si aggrappano alle decisioni dei fischietti magari per nascondere proprie mancanze. Gli arbitri sbagliano perché sono giovani e forse qualcuno non è allaltezza, ma non cè malafede».
LInter comunque si è complicata la vita con quel rigore fallito da Materazzi che è voluto andare per forza sul dischetto.
«Quando ancora allenavo, preparavo le partite nei minimi dettagli. Attaccavo negli spogliatoi dei fogli in cui era scritto tutto, anche i rigoristi. Ne sceglievo tre e scrivevo lordine sul foglio. Non so come gestisce le cose Mancini».
Cosa ne pensa delle intercettazioni che hanno coinvolto il tecnico dellInter?
«Ho letto la vicenda sui giornali, quindi preferisco non entrare nel merito. Credo però che tutti i cittadini, compresi quelli che hanno una visibilità pubblica, abbiano comunque diritto alla privacy».
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