da Denver
Fra John McCain e Barack Obama lo scontro è frontale, ma almeno in una cosa le tattiche si assomigliano: nel modo di affrontare il problema del candidato alla vicepresidenza. Entrambi hanno deciso di sottrarre questa scelta alle Convenzioni dei rispettivi partiti e di giocare d'anticipo. Per McCain la giornata giusta potrebbe essere quella di oggi. Funzionari dell suo staff hanno rivelato ai giornalisti che lannuncio dovrebbe arrivare oggi nel corso di un comizio in Ohio.
Tra i due candidati non sono però identici i criteri. Obama, spesso accusato di immaturità o almeno di inesperienza per la sua giovane età, e soprattutto per la brevità della sua carriera politica, aveva bisogno di un veterano e l'ha trovato in Joe Biden. I problemi di McCain sono differenti, più «ideologici». Egli si sforza di allargare l'area dei consensi verso il centro ma contemporaneamente deve evitare di scontentare l'estrema destra. Da tale quadratura del cerchio sono emersi, almeno nella valutazione degli esperti, tre nominativi, mentre altri rimangono dietro le quinte. Si è parlato di «una donna», che dovrebbe evidentemente attrarre fra le sostenitrici democratiche di Hillary Clinton quelle che non perdonano a Obama di averla sconfitta nelle primarie. E si è fatto vivo nelle ultime ore Rudy Giuliani, che è andato a Denver a sfidare i democratici nella sede della loro Convenzione. Un rientro all'ultimo momento dell'ex sindaco di New York indicherebbe un ulteriore spostamento di McCain in direzione dei «falchi». Quelli che fra l'altro si oppongono alla ipotesi che McCain vedrebbe con maggior favore: la nomina a candidato repubblicano alla vicepresidenza di colui che otto anni fa concorse alla medesima carica come democratico: Joe Lieberman, il principale sostenitore, fra i democratici, della politica estera di Bush e dei «neoconservatori» e in particolare della guerra in Irak. Egli potrebbe «pescare nell'elettorato democratico più «moderato» e «patriottico», nella comunità ebraica e fra gli indipendenti. Come indipendente egli stato infatti rieletto senatore del Connecticut. Ma Lieberman incontra grossi ostacoli tra lelettorato repubblicano più conservatore, gli «evangelici» e in genere gli avversari dell'aborto, cui si è unito più di recente lo stesso McCain.
Per questo appare più forte l'ipotesi incarnata da Mitt Romney, ex governatore «liberal» del Massachusetts divenuto conservatore con l'obiettivo della Casa Bianca. È un uomo d'affari di grande successo e potrebbe aiutare McCain a vincere nel Michigan, terra d'origine della sua famiglia. Ma Romney ha due nei: è mormone e quindi non accettato da tutti i cristiani e, come imprenditore, è criticato dai democratici come «un grande licenziatore». Potrebbe spuntare così il terzo uomo, non molto noto e sicuramente nuovo: Tim Pawlenty, governatore del Minnesota e vecchio amico di McCain.
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