Incredibile: ma anche Fabrizio Corona si pone delle domande. Apparentemente invulnerabile al tarlo dell’autocritica e del banale buon senso, capace di ribaltare ogni dramma proprio ed altrui in pettegolezzo e scoop, alla fine anche l’agente fotografico più famoso d’Italia si rivela capace di riflessione. E, a sei giorni dal nuovo arresto e a quattro dalla scarcerazione lampo, fa una confessione choc: «Forse devo frenare un po’. Abbassare il ritmo».
Cambiare vita, insomma?
«Cambiare vita proprio no. Ma di certo quest’ultimo episodio (l’arresto per avere pagato il pieno della Bentley con cento euro falsi, ndr) mi ha costretto a ragionare».
E cosa ha capito?
«Che quanto più veloce vai, tanto meno tempo hai per ragionare. E siccome io viaggio a ritmi pazzeschi, va a finire che posso combinare qualche minchiata in grado di costarmi cara. Questa storia mi ha insegnato che devo stare più tranquillo. Mi sono detto “Fabrizio, fermati ogni tanto a ragionare”. Ho capito che non posso girare sempre al massimo».
Cento euro falsi al benzinaio. Altri 2400 nella sua casa di Milano. Dove li aveva presi?
«Erano il compenso di una serata, come ho spiegato al giudice».
Una serata dove? Organizzata da chi?
«Ah, non lo so. Di queste faccende si occupa il mio braccio destro».
Se era innocente, se non sapeva che fossero falsi, perché ha patteggiato la pena?
«Per il semplice motivo che non potevo permettermi di stare due settimane in carcere. Avrei perso troppi soldi, perché in questo periodo sono stracarico di lavoro e con due settimane in carcere una serie di cose sarebbero saltate».
E poi, diciamolo, stare in carcere non è piacevole. Neanche in un bel carcere come Orvieto.
«No, guardi, io questo problema proprio non l’avevo. Io sono un uomo tutto d’un pezzo, prendo le cose come vengono, sto bene nell’iperbenessere come in una cella. E poi anche a Orvieto mi hanno accolto come un gran signore. Non avrei avuto problemi a stare dentro. Ma ci avrei rimesso troppi quattrini».
Sembra di capire che gli affari le vadano bene, nonostante tutto.
«Da Dio».
Eppure viene da un periodo scalognato, va a mettersi in un guaio dopo l’altro.
«Ma quali guai... Va bene, mi hanno ritirato la patente, ma è una fesseria. E mi hanno rinviato a giudizio per estorsione. Ma sa perché mi hanno rinviato a giudizio? Semplicemente perché avendomi già assolto in altri tre processi, se mi assolvevano un’altra volta sarebbe stato uno smacco troppo grosso. Hanno dovuto farlo. Ma ci vedremo al processo».
Lei ha detto che al processo alcuni vip si dovranno «cagare sotto». È suonato un po’ minaccioso.
«Ma no... Intendevo solo dire che c’è del materiale che senza il processo sarebbe rimasto in qualche cassetto, e che invece adesso diventerà per forza pubblico, finirà in tv e sui giornali. Per esempio, il video di Lapo Elkann. O le immagini degli altri soggetti coinvolti. Magari per qualcuno non sarà piacevole, ma non è colpa mia».
Economicamente, questa storia quanto l’ha danneggiata?
«Non mi ha danneggiato per niente. Mi ha fatto guadagnare di più».
Anche l’ultima storia dei soldi falsi?
«No, sinceramente no. Questa è stata una cosa antipatica, mi ha fatto perdere un grosso contratto e poteva farmi danni ancora peggiori. Ma mica può andare sempre tutto bene, no?».
Rimetterebbe sotto contratto Azouz e le gemelle Cappa, quelle di Garlasco?
«Non ho messo sotto contratto nessuno. Con Azouz ho avuto un singolo contatto. E le Cappa mi hanno fatto fare uno scoop, punto e basta».
Quale scoop?
«Lo sanno tutti... le loro foto da piccole, quando facevano le cubiste».
Ma non era meglio continuare a occuparsi di veline e calciatori? Perché entrare in un mondo di tragedie come la cronaca nera?
«Per il semplice motivo che oggi la cronaca nera vale più del gossip. La gente vuole leggere, vuole sapere. Per fare un esempio, secondo me oggi un’intervista a Pappalardi, il papà dei fratellini di Gravina, vale trentamila euro».
Addirittura.
«Diciamo almeno ventimila».
Un’ultima curiosità, Corona. Perché nella sua casa di Milano teneva una pistola?
«Bisognerebbe chiederlo a chi ce l’ha messa».
Ah sì? E chi è a volerle così male?
«Due o tre idee in testa le avrei. Ma proprio non posso parlarne».