«Mediobanca: patto solido, più di Rcs»

«Da Unicredit operazione positiva, anche grazie a Fazio. Ricucci? Nessuno più radiografato di lui»

«Mediobanca: patto  solido, più di Rcs»

Marcello Zacché

da Milano

Ministro, che giudizio dà della fusione Unicredito-Hvb?
«Molto positivo per la banca milanese e per l’Italia». Giorgio La Malfa, da poco ministro per le Politiche Comunitarie, è da sempre uno degli osservatori più attenti alle vicende del credito nazionale. E sull’attuale febbre dell’Opa ha le idee chiare: «Era da 50 anni che il Paese non aveva una banca di dimensione europea, dai tempi della Comit, prima della seconda guerra. Questo indica la portata della profonda trasformazione del sistema bancario italiano in questi ultimi dieci anni».
Dunque il giudizio positivo si estende anche al governatore Antonio Fazio?
«Sì, era proprio quello che volevo dire. Basta andare a vedere qual era la situazione delle banche nel 1992».
Di Fazio condivide anche la linea tenuta nel difendere Bnl e Antonveneta dalle scalate ?
«Ma dov’è tutta questa difesa delle banche italiane? Sono in corso due offerte pubbliche che hanno ricevuto autorizzazione dopo una regolare attività istruttoria».
Alcuni accusano Fazio di parteggiare per i gruppi italiani che si oppongono alle scalate.
«Lo so, ma onestamente non credo e di questa accusa non è stata presentata alcuna prova».
Tornando a Unicredito: non crede che l’operazione sia stata possibile solo perché la banca tedesca è piena di problemi?
«Sicuramente ne ha. Ma l’unione di due banche straniere non è mai semplice perché si tratta di mettere insieme culture e storie diverse. Credo che in questo stia il grande merito di Unicredito: il coraggio di fare un’operazione di questo tipo. E credo anche che abbia sia la forza finanziaria, sia il management per arrivare in fondo con successo».
Si parla tanto di euro: senza moneta unica Unicredito avrebbe potuto fare questa operazione?
«Credo di sì, ma l’euro ha permesso di contenere ogni tipo di costo legato all’instabilità economica e politica».
Lei è sempre stato un “esperto” di Mediobanca: crede alla possibilità di una scalata ai poteri forti?
«A me sembra che il patto di sindacato di Mediobanca sia molto solido, più solido di quello di Rcs, tanto per fare un esempio. Non a caso gli azionisti del Corriere hanno appena deciso di blindare il loro accordo. Vuol dire che non era così sicuro. Mediobanca è un’altra cosa».
Perché?
«Perché c’è un meccanismo di funzionamento del patto ben consolidato. Poi perché la presenza bancaria è forte, molto maggiore che in Rcs».


Lo scalatore del Corriere è Stefano Ricucci: crede che si tratti di un’operazione trasparente?
«Mi pare che l’abbiano assoggettato a un’analisi senza precedenti: il giornale della Confindustria non riserva a nessun industriale un trattamento simile. Se ci fosse qualche stranezza verrebbe fuori».

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