Betlemme - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha annunciato la decisione del governo italiano di elevare il rango del rappresentante diplomatico dell’Autorità nazionale palestinese in Italia riconoscendogli il titolo di ambasciatore. L’annuncio a Betlemme dopo un colloquio con il presidente palestinese Abu Mazen che ha commentato: "E' un altro regalo che ci fa l’Italia".
Un gesto per aiutare la pace L’Autorità nazionale palestinese (Anp) è disposta a tornare al tavolo del negoziato con Israele solo di fronte a uno stop alle colonie nei Territori occupati. Lo ha ribadito oggi seccamente il presidente dell’Anp, Abu Mazen, riferendosi all’intenzione dell’amministrazione di Barack Obama di presentare a breve una nuova iniziativa di rilancio del negoziato, Abu Mazen ha detto di aspettarsi che gli Usa "spingano in avanti il processo di pace sulla base di quanto previsto dal Quartetto e dell’iniziativa araba". "A Obama chiediamo di indicare la prospettiva dei due Stati entro i confini del 1967 e la fine degli insediamenti", ha rimarcato. Poi, rivolgendosi direttamente all’ospite italiano, ha affermato che "l’occupazione è la cosa peggiore per un popolo, come anche gli italiani hanno sperimentato in passato" e ha aggiunto che "a 63 anni dalla Naqba (il ’disastrò dell’esodo palestinese del 1948, commemorato ieri con spargimento di sangue) Israele deve accettare che esiste un popolo che non può scomparire". Abu Mazen ha infine sottolineato che il tempo di qui a settembre - scadenza fissata dall’Anp per chiedere unilateralmente all’Onu il riconoscimento formale di uno Stato sovrano, in mancanza di novità sul fronte negoziale - "è breve", ma ha notato che "ce ne è ancora un po'". Napolitano, da parte sua, ha ricordato che l’Italia resta a favore della creazione di uno Stato palestinese purchè "accanto a Israele", avvertendo al contempo che in questa fase "non conta quello che potrà succedere a settembre, ma ciò che si può fare ora, a giugno e a luglio" per far ripartire il dialogo e il negoziato bilaterale.
La riconciliazione con Hamas L’accordo di "riconciliazione" annunciato di recente fra le diverse fazioni palestinesi - e che include gli islamico-radicali di Hamas (al potere nella Striscia di Gaza) - "non avrà alcun effetto sul processo di pace", sui cui principi l’Autorità nazionale palestinese (Anp) "resta impegnata". Per Abu Mazen, "Hamas è una forza politica ed è parte del popolo palestinese, nessuno lo può negare, anche se in passato ci sono state divergenze fra noi sfociate nel colpo di Stato" di Gaza, ha spiegato Abu Mazen, ricordando che anche gli accordi di Annapolis - siglati da Israele e Anp al tempo dell’amministrazione di George W. Bush - prevedevano come "nessun accordo di pace fosse possibile senza la riconciliazione palestinese". Il presidente dell’Anp ha quindi assicurato che la pacificazione interna darà vita a "un governo tecnocratico", che Hamas - i cui leader per ora continuano a non riconoscere il diritto all’esistenza di Israele - ha già accettato di lasciare all’Olp (organismo controllato dallo stesso Abu Mazen) il compito di "condurre i negoziati" e che un eventuale accordo di pace "sarà poi sottoposto a referendum popolare fra tutti i palestinesi".
Napolitano, da parte sua, ha più tardi sottolineato l’importanza della garanzia che l’accordo di riconciliazione preveda la formazione di "un governo del presidente": che lasci ad Abu Mazen - ha detto - "la facoltà esclusiva di condurre i negoziati nel rispetto dei principi del Quartetto (riconosciuti dall’Anp e che comprendono il riconoscimento di Israele e il ripudio del terrorismo, ndr)".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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