Politica

Meglio vendere per evitare il massacro

Caro Confalonieri,
ho letto il suo scritto nel quale accusa il centrosinistra (che io, per rispetto alla storia politica del nostro Paese e alla realtà della reale, effettiva e legittima vittoria dei «postcomunisti» nelle ultime elezioni, chiamo il «sinistra-centrosinistra») di voler liquidare con una nuova legge contro il conflitto di interessi non Silvio Berlusconi, ma la Mediaset. Credo che Lei abbia ragione e cerco di spiegarne il perché, ma anche di individuare le colpe di questo non certo liberale processo.
Come Lei ben sa io sono amico personale di Silvio Berlusconi fin dal 1984. Non ne condivido molto la politica, avendo egli, dopo aver acquisito l'innegabile benemerenza di bloccare l’avanzata della famosa e pasticciona «gioiosa macchina da guerra», mancato l'opportunità di creare in Italia un gran partito liberal-popolare di massa, un partito moderato democratico o meglio conservatore democratico, all'inglese, che avrebbe riempito il vuoto lasciato dalla scomparsa della più articolata Democrazia cristiana, che non potrà essere più ricostituita per i mutamenti intervenuti in Europa, in Italia e, in particolare dopo il Concilio Vaticano II, anche nella comunità ecclesiale e nel cattolicesimo politico italiani: anche Oscar Luigi Scalfaro, Giulio Andreotti, Emilio Colombo e Franco Marini, lo speaker del fronte del «Preambolo» anti-compromesso storico e anti-solidarietà nazionale, sono a favore del «sinistra-centrosinistra», per il cui governo, ma io ero almeno della sinistra di Base! ho peraltro votato anch'io. Io non avrei fatto certamente parte di questo partito, perché da cattolico liberale sono un riformista «irregolare», alla «liberal» inglese o alla democratico-americana, ma credo che sarebbe stata cosa di grande utilità per il Paese. Come Lei sa, ho sempre difeso Berlusconi dalla inaudita persecuzione giudiziaria di cui è stato ed è ancora oggetto. Ma ho ritenuto sempre che egli avesse torto nel considerare infondata la questione del «conflitto di interessi» e della necessità di trovare un rimedio ad esso. In realtà, non si tratta a ben vedere di «conflitto di interessi», ma di una distorsiva preminenza di tipo capitalistico in settori connessi con la informazione, e quindi con la formazione della pubblica opinione, incompatibile con un regime liberale: Mediaset, Publitalia, il gruppo Mondadori e così via. Male, molto male egli ha fatto a non permettere che durante il suo governo si cercasse di dare alla materia una razionale disciplina veramente «liberale», o ad avere il coraggio di cedere le sue imprese strategiche. Ritengo che sia in pratica impossibile adottare una disciplina in termini di relazioni tra «persone»-«proprietà»-«uffici pubblici»: e il «sinistra-centrosinistra» lo sa ormai bene! Per di più, dopo questi cinque anni di governo del centrodestra e dopo una irresponsabile campagna elettorale che ha portato alla reciproca «quasi criminalizzazione», e certo al disconoscimento della legittimità tra blocchi in concorso, siamo in una situazione nella quale, per dirla con Carl Schmitt, l'avversario non è più soltanto un «hostis», un altro con il quale ci si può confrontare, ma un «inimicus», un «nemico» da combattere, il «male» da distruggere! Tenga conto, caro Confalonieri, che la forza portante della vittoria e del governo di «sinistra-centrosinistra» è costituito dal pensiero, dalle forze politiche, dai sindacati, dalle forze sociali e culturali eredi della grande tradizione di pensiero e d'azione del comunismo nazionale italiano. E per queste forze, benché sinceramente convertite alle regole formali della «democrazia dei numeri», e cioè del governo della «maior pars», ritenendosi peraltro di essere esse e sentendosi fortemente come sempre la «melior pars», tutto debbono fare per far governare la «melior pars» con i numeri. Essi quindi «debbono» necessariamente abbattere Publitalia e Mediaset, anche per ragioni ideologiche che li trovano alleati ad una parte del così detto «cattolicesimo democratico», che non è il cattolicesimo liberale, battuto nella Storia d'Italia, salvo la parentesi degasperiana (sempre che in De Gasperi non si voglia vedere con la Fondazione De Gasperi il progenitore de L'Ulivo!), dall'«illiberalismo» del Beato Pio IX e dal «socialcorporativismo cristiano» di Leone XIII, dall'idea che la «pubblica informazione» non può che essere «pubblica», e cioè monopolio dello Stato, se pur con temperamenti pluralistici: tale fu certamente «per combattere il comunismo»! sotto l'egemonia democristiana attraverso la Rai.
Eppure, lo dico da liberale, una situazione come l'attuale, con un duopolio con un «polo» in mano a un leader politico, non è più tollerabile. E quindi per i motivi da me indicati, alcuni legittimi e liberali, altri non legittimi, ma reali e illiberali, non Silvio Berlusconi ma Mediaset e Publitalia devono essere necessariamente «abbattuti» dal «sinistra-centrosinistra».
E se Silvio Berlusconi vuole rendere un servizio al Paese e ad un assetto liberale della società, si sottragga al «massacro» e venda, fin che può! Publitalia e Mediaset: dico fin che può, perché ritengo che la concezione «comunista-cattolico democratica» della «informazione pubblica», e quindi favorevole al «monopolio dello Stato» specie quando governato, come ora, dalla così detta «melior pars», dovrà di necessità arrivare a impedirglielo, e a «spegnere» quindi i suoi canali, per legge, per sentenza di una sempre docile Corte Costituzionale, ma anche prosciugando le sue fonti pubblicitarie. E venda le sue aziende ad uno straniero, con il quale i partiti, debbano fare i conti e... non solo politici forse! E non creda, per carità, alla difesa da parte dell'Udc (non ne è ancora scottato? Cosa aspetta? Il passaggio formale a La Margherita o almeno a L'Ulivo? Ma che forse l'amico Follini, che me lo aveva anche annunziato, non è già di fatto passato insieme all'ottimo Tabacci sul fronte dei «migliori»?).


Queste sono forse «parole in libertà» di un vecchio signore che non conta nulla (sempre che qualche cosa abbia realmente, salvo le altisonanti cariche che ha ricoperto, contato in passato: non ho mai avuto neanche un consigliere d'amministrazione della R!), e che forse proprio per nulla contare e nessuna responsabilità avere, se non proprio nulla, forse sempre più poco, capisce, mentre assiste dolente all'emigrazione al di là dell'Atlantico degli antichi valori della Vecchia Europa: i valori di Tommaso d'Aquino e di Anselmo d'Aosta, di Thomas More e di Erasmo da Rotterdam, di Lutero e di Calvino, di Kant e di von Hardenberg.
Con cordiale amicizia

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