Cultura e Spettacoli

CON MENO IENE MENTANA CI GUADAGNA

L’ibrida contaminazione di generi con cui si era presentato Matrix (un po' di informazione tradizionale e un po' di servizi stile Iene) sembra essersi risolta con una precisa scelta di campo: nella trasmissione di Mentana la parte goliardica conta sempre meno e si cerca di dare più spazio agli aspetti giornalistici in senso stretto (tranne quando è ospite il fiume in piena Funari, che fa storia e audience a sé). Il nuovo corso di Matrix sembra giovarsi della virata, come ha dimostrato la puntata di lunedì (Canale 5, ore 23,10) intitolata a un tema caldo come «Tv e libertà», ospiti il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, il presidente della Rai Claudio Petruccioli, Pietrangelo Buttafuoco, i comici Bertolino e Vergassola e, collegato da Milano, lo scrittore Antonio Scurati. Tra i segnali di risveglio giornalistico, un servizio in cui si cercava di capire da dove venisse fuori la famosa classifica su scala mondiale della libertà d'espressione compilata dall'associazione «Freedom House» ed evocata con superficiale enfasi in Rockpolitik, in che modo fossero stati stabiliti i suoi criteri di formulazione e a quali anni si riferissero. Un servizio che qualsiasi programma giornalistico o tiggì avrebbe dovuto preparare tempestivamente se non troppo impegnato a correre dietro alle vicissitudini sentimentali di Al Bano. Peccato che Matrix, al pari di ogni altra trasmissione che si occupa oggi di satira, non porti all'attenzione una «provocazione» che potrebbe risultare stimolante: la sopravvalutazione tutta italiana della satira politica (che non è mai mancata, e gode di rimbalzo mediatico ogni volta eclatante) rispetto a tutti gli altri tipi di satira: di costume, esistenziale, psicologica, sociale, come è nella sua tradizione storica più profonda, letteraria, culturale. Ogni volta che si parla di satira, sembra che ci si debba sempre accontentare della battuta più o meno contestata su Berlusconi, cui segue per par condicio la parodia più o meno prevedibile su Prodi, Rutelli e compagnia. Quasi tutto l'impegno umoristico dei nostri comici, sia esso sorretto o meno dal talento, ristagna attorno a questo aspetto parziale della vita sociale, forse perché è quello più mediaticamente appagante.

Difficile che la satira si prenda la libertà creativa e il coraggio intellettuale di un respiro più ampio e profondo, e seguendo la migliore tradizione culturale europea (francese e inglese in particolare) usi acume e perspicacia ironica per mettere alla berlina vizi, comportamenti, meccanismi psicologici individuali e collettivi più densi di sostanza rispetto all'interesse monotematico per l'orticello politico e alle consuete zuffe che ne derivano.

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