Medicina

«Meno politica nella sanità italiana»

«Fino a quando i direttori generali saranno di esclusiva nomina politica, la sanità rischia di continuare ad essere fonte di sprechi e di inefficienze. Occorre coraggio: la politica deve fare un passo indietro. Deve dettare le leggi, controllare in modo ferreo che vengano rispettate, ma la gestione della sanità va lasciata a chi sa fare: società pubbliche, private o a capitale misto, ma che sappiano ottenere risultati concreti con il minimo delle risorse finanziarie. Se non si compie questa rivoluzione la Casa della Salute rimarrà nel cassetto dei sogni».
Queste le parole di Angelo Fracassi, presidente di Assobiomedica, l’Associazione confindustriale delle imprese per le tecnologie biomediche e diagnostiche. Aziende che, con i loro prodotti tecnologici, alimentano l’attività di qualsiasi reparto di medicina, quali i pace-maker, la protesica, le siringhe, i sistemi per dialisi. Oltre alle aziende operanti nell’area della diagnostica in vitro e per immagine che supportano l’attività dei 50mila analisti di laboratorio che forniscono al medico, dopo aver effettuato un miliardo di analisi all’anno, un aiuto fondamentale. Il 2008 come migliorerà il mondo della salute? Quali i problemi più urgenti?
«Le aree di intervento per migliorare la sanità italiana con la parallela diminuzione di sprechi ed inefficienze sono ormai riconosciute e condivise. Sappiamo - afferma il presidente Fracassi - che abbiamo pochi posti letto per acuti, pochissimi per lungodegenti, mancano almeno 5mila letti di terapia intensiva. Nei pronto soccorso è indispensabile ridurre gli accessi, spesso inutili, con appropriate cure domiciliari e filtri non punitivi. La prevenzione è quasi inesistente. Molte patologie sono destinate ad esplodere nei prossimi anni se non si interviene con la modifica degli stili di vita e con lo sviluppo della medicina sul territorio. Per affrontare queste sfide è necessaria una strategia precisa, un piano organico di interventi che sia condiviso e consenta di essere incisivi e di evitare sprechi e dispersioni. Invece troppi provvedimenti si rivelano irrazionali e complicano l’attività quando non danno chiari segnali in controtendenza rispetto alle reali priorità e soprattutto al buon senso. Alcuni esempi. La Finanziaria di quest’anno impedirà alle aziende biomedicali di dedurre in modo anticipato ed accelerato gli ammortamenti di beni strumentali e pertanto si danneggia l’innovazione tecnologica e la ricerca. Gli interessi passivi non possono essere considerati una spesa: i pagamenti degli ospedali e del servizio sanitario nazionale avvengono con anni di ritardo e costringono le imprese ad indebitarsi, ma gli interessi su quei prestiti sono solo limitatamente deducibili e pertanto si danneggiano le imprese e soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni. Le sperimentazioni cliniche dei dispositivi medici post marketing saranno a totale carico delle aziende e questo significherà un crollo della produzione scientifica dei medici italiani e pertanto della loro professionalità. Queste norme sono altamente destabilizzanti per le aziende che rischiano il collasso. Ora, dopo due anni, lo Stato sembra aver compreso le conseguenze di queste irrazionalità ed il ministero della salute ha aperto per gennaio un tavolo interministeriale (allargato al ministero dell’industria e dell’economia, oltre che alle Regioni, a rappresentanti delle Società scientifiche e ad esperti) per trovare soluzioni sostitutive alle norme in vigore. I processi di acquisto di beni e servizi effettuati dagli ospedali devono avvenire con la massima trasparenza ed appropriatezza per questo Assobiomedica chiede l’istituzione di un osservatorio per gli acquisti. La spesa sanitaria pro-capite è comunque ancora inferiore alla media europea. «Le risorse destinate alla sanità – precisa Fracassi – vanno aumentate sia perché sono scarse, sia per il disavanzo strutturale annuo stimabile in almeno 5-5,5 miliardi di euro, pari a circa lo 0,3-0,4 del Pil, che rappresenta il delta negativo rispetto alla media europea.

Non illudiamoci, la spesa sanitaria è destinata a crescere in tutti i Paesi occidentali».

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