Da una vittoria annunciata ad un clamoroso autogol politico. E' successo, manco a dirlo, al IV Municipio Valbisagno dove tra centrosinistra (in maggioranza) e centrodestra (allopposizione) si gioca sempre sul filo del rasoio visto che esiste ormai uno scarto minimo tra chi sostiene il presidente Agostino Gianelli e chi gli va contro. Ieri i gruppi di minoranza hanno sognato un clamoroso sgambetto che avrebbe potuto mettere in seria difficoltà la sopravvivenza della giunta facendo esprimere parere negativo al consiglio sul piano triennale dei lavori pubblici al Comune di Genova. I numeri cerano 12 contro 11. Ma qualcosa non funziona: cominciata l'assemblea i consiglieri Giuseppe Russo e Vittorio Carpi decidono per protesta nei confronti del presidente di abbandonare l'aula. Li seguono a ruota il capogruppo Pdl Marco Tagliafico e alcuni suoi consiglieri, Nicolò Valenza, Emanuela Galassi e Fiorella Bazurro. Rimangono seduti Domenico Morabito di An, Fersido Censi, Salvatore Salomone e Andrea Brundu della Lega, Maurizio Uremassi e Imma Serra del Pdl.
Vengono approvati i primi 2 ordini del giorno e, a quel punto, Morabito chiede 5 minuti di sospensione che portano alla decisione, per far mancare il numero legale, di abbandonare l'aula in blocco.Gianelli è costretto a sospendere la seduta. Mentre fuori dallaula comincia una bagarre fra tutti i consiglieri dell'opposizione che si accusano vicendevolmente uno con l'altro, fa capolino in consiglio il grande assente: Roberto Foglino (Pd) che porta a 12 i presenti facendo tornare il numero legale. Mentre all'esterno continuano le discussioni, Gianelli passata mezzora, secondo regolamento, rifà l'appello e mette in votazione il piano triennale che passa con un netto dodici a zero.
La maggioranza esulta, Gianelli tira lennesimo sospiro di sollievo mentre i consiglieri di Pdl, An, Lega Nord e gruppo misto accusano la «botta». Incassano e tornano a casa accusandosi a vicenda. Domenico Morabito attacca i colleghi: «Il centro destra da due anni ha la possibilità di mandare a casa chi governa, ma le strategie politiche vanno concordate prima».
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