Laura Verlicchi
da Milano
Che cosè davvero il lusso? Forse è più facile dire che cosa non è: non è questione di firma, e neppure - o quantomeno non necessariamente - di denaro.
«Se di un bene non si percepisce la qualità, lautenticità, un certo grado di esclusività e di atemporalità, il prezzo da solo non giustifica letichetta di un articolo di lusso».
Parola di Giorgio Armani, che, insieme con altri 99 maître-à-penser della moda, (ma anche del design, del turismo e della gastronomia, come Ron Arad, Ferran Adrià e Alain Ducasse) «Futures 100», ha partecipato al 21° Centurion Living, il rapporto di American Express sul futuro del lusso. Ne parliamo con il direttore generale di American Express Italia, Giglio Del Borgo.
Quali sono le vere dimensioni del mercato del lusso?
«Notevoli. Nel 2005 in tutto il mondo sono stati spesi 83 miliardi di euro per questo tipo di consumi. Un mercato in cui lItalia ha il 27%. Una crescita trainata dallaumento delle persone facoltose, nei Paesi cosiddetti emergenti ma non solo. Nel 2004, gli individui con almeno un milione di dollari di patrimonio personale, prima casa esclusa, sono aumentati del 7% a livello mondiale, arrivando a 8,3 milioni, e del 4%, ovvero 2,6 milioni, nella sola Europa».
Stiamo parlando comunque di unélite...
«Vero, ma non dimentichiamo i mass affluents. Lanno scorso in Europa erano 4,4 milioni le persone con almeno 447mila dollari di disponibilità liquida, e addirittura 34 milioni quelli con almeno 68mila dollari di patrimonio. Una fetta di popolazione con alta propensione alla spesa e ai viaggi, target ideale per le nostre carte Premium, di cui la Centurion è la più esclusiva al mondo. Ecco perché è importante per noi comprendere le motivazioni che guidano le preferenze degli acquirenti del lusso».
E quali sono?
«Prima di tutto, quella di fare esperienze non replicabili: lesclusività ha valore, ma non ha prezzo. Per esempio, assistere a un concerto diventa un lusso se poi è possibile conoscere lartista, magari dietro il palco. Poi, accedere a servizi privilegiati in ogni parte del mondo. Come accade grazie a Centurion, che apre le porte anche di ambienti inaccessibili, come i vecchi club coloniali a Hong Kong o le sale riservate negli aeroporti cinesi».
E in futuro che cosa cambierà?
«Credo che la conoscenza del processo creativo, che rende un prodotto inimitabile, farà sempre più la differenza: su questo punta chi vuole evitare la massificazione nellacquisto.
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