da Milano
Quasi nove anni, tanto è durato il turbolento matrimonio (allo scambio degli anelli si era parlato di nozze del secolo) tra i tedeschi di Daimler e lamericana Chrysler. Alla fine, il divorzio più volte sollecitato dal popolo degli azionisti Usa, insoddisfatti di ununione a loro dire troppo sbilanciata verso Stoccarda, è arrivato. Tra i numerosi corteggiatori lha spuntata il fondo di private equity Cerberus che per l80,1% della Chrysler (Stoccarda resta socio di minoranza con il 19,9%) verserà nelle casse tedesche 7,4 miliardi di dollari, molto meno rispetto allassegno da 36 miliardi che nella primavera del 1998 lallora presidente della Daimler, Jürgen Schrempp, consegnò allamericano Bob Eaton che solo dopo un anno si sarebbe ritirato in pensione.
Cerberus, come detto, ha battuto la concorrenza della canadese Magna International in cordata con il gruppo che fa capo al magnate russo dellalluminio Oleg Deripaska, che non poche perplessità aveva suscitato Oltreoceano per le sue amicizie chiacchierate. Ma offerte per Chrysler erano arrivate anche da Cina e Corea, mentre in più occasioni i vertici della Fiat avevano ribadito di non essere interessati alloperazione (in effetti, vista lattuale carenza di Torino nei veicoli a quattro ruote motrici, unintegrazione con Chrysler-Jeep non era unipotesi proprio campata in aria).
È stata così preferita lopzione Cerberus che garantisce alla casa automobilistica di non perdere, in primo luogo, la propria identità Usa. Il fondo ha subito precisato di voler impostare il rilancio della Chrysler seguendo il piano presentato a febbraio dal riconfermato numero uno Tom LaSorda e condiviso dal presidente del gruppo DaimlerChrysler, Dieter Zetsche (13mila tagli nella forza lavoro e chiusura di fabbriche in America, il vero tallone dAchille allorigine del rosso di 1,118 miliardi di euro che ha condizionato il risultato 2006 del colosso di Stoccarda). Larrivo di Cerberus come nuovo azionista di maggioranza è stato accolto positivamente in Italia, mercato più importante per Chrysler dopo Usa, Canada e Messico.
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