Mercoledì 18 marzo 2009

Con qualche giorno d’anticipo sull’inizio della primavera, come ogni anno, sono tornate le rondini.
Quelli che si sono visti, sino a ora, e che, in molti casi, sono stati scambiati per tali, sono in realtà balestrucci, loro parenti stretti, tutti neri, con le piume della parte superiore della coda bianche e si tratta di volatili che nidificano in grandi colonie sotto le grondaie.
Secondo il responsabile dell’Ufficio Conservazione del Wwf Fabrizio Bulgarini, per i balestrucci il ritorno e l’occupazione dell’esatto nido di nascita è un evento raro. Per la sopravvivenza di una colonia è molto importante, invece, la ripartizione delle diverse classi di età. Infatti le coppie formata da individui di 2 anni, hanno il successo riproduttivo più elevato.
Invece le rondini, che svernano a sud del deserto del Sahara, e che in questi ultimi decenni hanno risentito molto della siccità che ha colpito quelle zone e dell’uso di Ddt, arriveranno a Roma in massa solo fra qualche giorno, 15 giorni prima i maschi e in seguito le femmine. Ma in città vi sono anche luoghi dove le rondini hanno trovato l’habitat ideale per formare colonie, anche numerose, ed è possibile vederle, di quando in quando. Così è accaduto per chi si è trovato a passare nella galleria commerciale di piazza Giureconsulti, all’Aurelio, dove hanno nidificato nel soffitto a cassettoni, e in un garage di via Vitellia, di fronte a villa Pamphili.
«In certi anni questa specie - spiega Bulgarini - subisce improvvise fluttuazioni numeriche negative, che riducono la sua popolazione anche del 30 per cento, soprattutto a causa delle condizioni climatiche avverse. Sono le cosidette catastrofi delle rondini, come avvenne nel 1974».


In autunno, prima di partire verso sud, si riuniscono in grandi dormitori, spesso nel folto dei canneti. Ed è stata quest’abitudine che, nel XIX secolo ha fatto nascere la credenza che questi volatili svernassero in fondo ai laghi e agli stagni, da dove riemergevano in primavera.

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