La Merkel debutta con fermezza: «Non tratteremo con i rapitori»

«Non cederemo ai ricatti dei sequestratori della nostra connazionale». Auspicato un miglioramento dei rapporti con l’America

Salvo Mazzolini

da Berlino

«È auspicabile una collaborazione più stretta tra la Germania e gli Stati Uniti in difesa della comunanza di valori che unisce i due Paesi e costituisce un bene inestimabile». Così ha detto Angela Merkel nel suo primo intervento da cancelliera davanti al Bundestag confermando la volontà del suo governo di voltare pagina e di imprimere un nuovo inizio ai rapporti tra Washington e Berlino dopo le polemiche che hanno avvelenato i rapporti tra le due capitali in seguito all’atteggiamento defilato assunto dalla coalizione rossoverde di Gerhard Schröder sull’intervento militare in Irak.
«La situazione internazionale ci impone di guardare al futuro e non al passato», ha detto la Merkel. Un cambiamento di rotta che non è solo nei toni ma anche nell’approccio ai problemi concreti e immediati. Come dimostra la posizione assunta sulla spinosa questione dei presunti voli clandestini della Cia per trasportare illegalmente sospetti terroristi islamici in località segrete. Una questione che rischia di provocare una nuova crisi tra Washington e i Paesi europei, tra cui la Germania, dai quali sarebbero partiti o transitati i voli tenuti nascosti alle autorità locali.
Nel suo intervento in Parlamento, la Merkel ha gettato acqua sul fuoco, ha evitato parole allarmate per eventuali violazioni della sovranità nazionale e si è detta certa che le autorità americane forniranno la loro collaborazione per far luce sulla vicenda. Ed anche su un altro punto è apparsa evidente la sintonia con Washington: la priorità che il nuovo governo assegna alla lotta al terrorismo. «Una lotta - ha detto la cancelliera - che richiede massima fermezza e unità tra chi condivide i valori della democrazia e dei diritti civili. La difesa di questi valori è al primo posto del nostro programma perché rinunciare a difenderli sarebbe come rinunciare a noi stessi». E una prova di fermezza la Merkel l’ha data definendo la posizione del nuovo governo sulla vicenda di Susanne Osthoff, l’archeologa tedesca rapita in Irak. È la prima volta che i terroristi islamici, quasi certamente appartenenti al gruppo di al Zarqawi, sequestrano un cittadino tedesco. Per liberare l’ostaggio non chiedono denaro ma contropartite politiche: Berlino deve cessare immediatamente ogni aiuto al governo iracheno e rompere i rapporti diplomatici con Bagdad; se le richieste non saranno accolte entro cinque giorni dal rapimento (quindi domani) la Osthoff sarà uccisa. La cancelliera ha detto che il governo farà tutto il possibile per liberarla, ma ha precisato che «non accetterà ricatti». «La nostra politica di sostegno alla nascente democrazia irachena non è oggetto di trattative».
In altre parole, nonostante l’emozione suscitata dal rapimento della Osthoff, la Merkel ha risposto che Berlino continuerà ad aiutare economicamente Bagdad e non ritirerà i reparti tedeschi che ad Abu Dhabi addestrano i nuovi quadri della polizia irachena. Nella sua prima dichiarazione programmatica, la cancelliera ha sottolineato che manterrà un rapporto «forte» con Parigi.

Ma dalle sue parole è emerso chiaramente che l’asse franco-tedesco non sarà più la stella polare della politica estera tedesca. Le nuova situazione internazionale, con le sue sfide e minacce, impone il superamento delle divisioni che negli ultimi anni hanno indebolito il fronte occidentale.

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