Marina Gersony
Rivka Hazan è la direttrice della scuola ebraica Merkos che fa parte dellattivissimo Merkos LInyonei Chinuch, centro per lEducazione Ebraica con sedi in tutto il mondo. La scuola di Milano, fondata 47 anni fa, si è spostata in via Forze Armate lanno scorso con limprimatur dellallora sindaco Albertini che per loccasione aveva marcato la differenza con listituto islamico di via Quaranta.
Rivka è nata a Milano, figlia di ebrei russi immigrati in America, approdati in città nel 1958. «Mio padre, Rav Gershon Mendel Garelik, era il rabbino della sinagoga di via Cellini - racconta -. La nostra famiglia appartiene alla dinastia dei Chabad Lubavitch che a metà del 700 aveva il suo centro nella cittadina bielorussa di Lubavich e dal 1941 si è spostata a Brooklyn». Nel 78 Rivka sposa Rav Avraham Hazan di origine egiziana, oggi rabbino di via Tenca e responsabile delle attività Merkos in Italia. «Le famiglie Lubavitch a Milano sono una quarantina - spiega -. In tutto saremo 400». La coppia Hazan ha 11 figli, 8 nipoti e un numero spropositato di parenti nel mondo. La signora ci riceve nella sua enorme casa tappezzata di fotografie, tra cui quella di Rabbi Schneerson che giganteggia in salotto (molti Lubavitch credono che il Rabbi morto sia il Messia).
Ci parli della scuola Merkos.
«Ospita bambini di tutte le provenienze, chassidim, osservanti o meno, dal nido fino alla terza media. Le materie ebraiche sono centrali. Alla fine dellanno, per volere del provveditorato, ogni classe consegue gli esami presso una scuola statale. Attualmente abbiamo 170 alunni».
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«Tutti hanno il diritto allo studio, ma bisogna rispettare le leggi del Paese».
Per voi è stato facile?
«Abbiamo lavorato sodo. Il Comune ci ha concesso in affitto un palazzo in rovina che abbiamo rimesso a norma. Il programma è stato approvato dal Ministero della Pubblica Istruzione. Adesso siamo in attesa della parificazione».
Come concilia lavoro e famiglia?
«Abbiamo molti figli. Mia sorella ne ha 14 e mia cugina 17. Mia nonna Chaya diceva che una donna dovrebbe trascorrere almeno due ore fuori casa per mantenere lequilibrio. Fondamentale è il rispetto delle regole: la famiglia, la preghiera e le festività; sobrietà nellabbigliamento; niente fumo, alcol, droghe e televisione. Studio della Torah».
Non è un po rigido?
«I nostri uomini sono da sempre rabbini o insegnanti. Qualcuno ci considera antiquati, ma solo così i ragazzi crescono con un modello da seguire. Troppa libertà crea confusione. Da noi, per esempio, non ci sono casi di divorzi».
Nessuno si è mai ribellato?
«Se uno sta male può allontanarsi. Non è mai successo».
Lei porta la parrucca?
«La donna sposata deve sempre indossarla in pubblico. I capelli sono oggetto di seduzione. Solo il marito può guardarli».
Non tendete a escludere chi non è come voi?
«Ci distinguiamo da altri gruppi chassidici proprio per la nostra apertura verso gli altri ebrei».
E i non ebrei?
«Siamo parte integrante della società quindi sarebbe assurdo escluderli».
Lei assomiglia un po' alla yiddish mame di Moni Ovadia...
«Un po? Sono molto, ma moltooo peggio... Scriva pure che sono una yiddish mame italiana!».
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