da Catania
Ha il volto tirato, la barba lunga, gli occhi rossi di pianto e rabbia, il papà di Lorena. Quando varca l'ingresso della caserma dei carabinieri, con al fianco la moglie sorretta da alcuni amici di famiglia, risponde a monosillabi: ha appreso al telefono della fine della figlia.
Lorena studiava allIstituto tecnico commerciale Leonardo da Vinci. Era in prima. «Il sorriso lo aveva stampato sul viso - ricorda Mariangela Garufo, insegnante di francese -, era sempre allegra, radiosa, era una ragazza semplice. Anche se - aggiunge la professoressa - un po' indisciplinata. Durante le lezioni chiacchierava sempre con le compagne, ogni tanto disturbava, e per questo aveva avuto anche qualche nota sul registro, ma niente di più». Coi ricordi l'insegnante va a ritroso. «All'inizio del primo quadrimestre era una ragazza attivissima. Partecipava, interagiva con tutta la classe. Poi è come se fosse successo qualcosa che io non so spiegare. Lorena sembrava cambiata. Alla fine di gennaio era ormai diventata apatica, non si impegnava più. In lei c'è stato un calo di profitto, e, in classe, era come se fosse assente, come se pensasse ad altro. E una volta arrivo a confessare a mezza voce che lei a scuola ci veniva per obbligo».
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