Con un messaggino il «pieno» meno caro

Massimo Signoretti

Ogni anno quando si avvicina l’estate e quindi il periodo delle vacanze, quando milioni di automobilisti si mettono in viaggio su strade e autostrade, si cerca di fare un’analisi dei comportamenti di chi è alla guida. E leggendo i numeri degli incidenti, dei punti della patente persi, e della gravità degli stessi incidenti, viene a cadere il vecchio ritornello (maschilista) «donna al volante, pericolo costante». Infatti, dai dati resi noti dalle compagnie di assicurazione, emerge che la sinistrosità femminile è inferiore a quella maschile: l’8% contro il 9 per cento. E le donne rappresentano il 33% dell’intero pacchetto di polizze della Rc auto. L’altro dato significativo è che gli incidenti al femminile sono decisamente e mediamente meno gravi di quelli con alla guida un uomo. Se si prende in esame la fascia di età forse più pericolosa, dai 18 ai 20 anni, si hanno differenze notevoli in rapporto anche alla cilindrata della vettura. Con automezzi con potenza da 1.000 a 1.300 cc. gli incidenti mortali sono stati 23 tra i maschi e 5 tra le femmine. Il numero sale con l’aumento delle cilindrate: 36 vittime tra gli uomini contro una sola tra le donne (oltre 2.000 cc).
Certo l’età in questa fascia fa una notevole differenza, una fascia dove l’esperienza e l’abilità di guida sono spesso scarse e dove invece alta è la voglia di farsi notare.
Secondo un’indagine condotta da una compagnia di assicurazioni tra le più importanti, il rapporto sinistri-premi delle guidatrici nel 2005 è stato inferiore del 10% rispetto a quello dei guidatori ed è anche per questo che le polizze personalizzate per le donne hanno un costo inferiore alle altre. E tutto questo alla presenza di un costante e significativo aumento del numero delle persone di sesso femminile che usano costantemente l’auto. Dieci anni fa le patenti rosa erano 9 milioni, oggi hanno superato i 15 milioni. Un altro dato di cui le donne vanno fiere, è quello relativo alle infrazioni che provocano la perdita di punti sulla patente. Dall’entrata in vigore del nuovo Codice della strada, solo il 3,8% delle donne ha perso punti contro l’11,5 dei maschi.
Il traffico, la mancanza di parcheggi, l’aumentato numero dei soggetti autorizzati a elevare multe, soprattutto nelle grandi città, rendono sempre più difficile l’uso dell’auto e invogliano sempre più a lasciarla a casa. In controtendenza sembrano essere invece la donne che, sempre secondo un recente rapporto, al 23,5% dichiarano di usare la macchina di più rispetto a due/tre anni fa.
Se non escono in auto, le donne sono più portate a usare i mezzi pubblici rispetto agli uomini (56,9% contro il 40,1%). Il maggiore vizio al femminile è quello di parcheggiare in doppia fila seguito, poi, dal mancato uso delle cinture e l’utilizzo del telefonino senza viva voce.
Nel 2004 le persone decedute in seguito a incidenti stradali sono stati 4.492 uomini e 1.133 donne. I feriti complessivamente oltre 400 mila. Sono queste le cifre sulle quali vale la pena soffermarsi e sulle quali riflettere.

L’auto è una meravigliosa invenzione ma non deve diventare un «oggetto di guerra» contro la propria e l’altrui incolumità.

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