Messi raddoppia nel trionfo del Barcellona Ignorate a sorpresa le furie rosse mondiali

Forse, alla fine, non ci credeva nemmeno Pep Guardiola, il tecnico del Barcellona chiamato a premiare uno dei suoi tre pupilli, Iniesta, Xavi e Messi, i tre blaugrana rimasti a giocarsi il Pallone d’Oro 2010. Tre giocatori del Barcellona, solamente al Milan dei tre olandesi e di Baresi era riuscito altrettanto nel 1988 e nell’89, quasi tutti dicevano Iniesta, Van Basten pochi minuti prima dell’elezione votava Xavi Hernandez, l’ha spuntata - per il secondo anno consecutivo - l’argentino Leo Messi (foto): è lui il miglior giocatore del 2010. «Non mi aspettavo di vincere», ha detto, incredulo, Leo con il luccicante premio tra le mani, malcelando un filo di rossore misto a un pizzico di imbarazzo. Perché, nell’anno della Spagna Mundial, quel premio l’avrebbe maggiormente meritato uno tra Iniesta e Xavi, il primo per la stoccata in finale contro l’Olanda, il secondo perché fondamentale uomo d’ordine del Barça e delle furie rosse.
E invece, più delle geometrie e dei trionfi dei due centrocampisti spagnoli, hanno pesato i numeri di Messi, già Scarpa d’Oro della passata stagione grazie alle 47 reti messe a segno in 53 partite con il Barcellona. Però il 2010 di Leo è coinciso anche con la bruciante eliminazione dal Mondiale sudafricano, un torneo dove l’argentino non è mai stato decisivo, è rimasto a secco di reti e ha guardato impotente la sua nazionale venire travolta dalle quattro reti tedesche ai quarti di finale: nell’anno del Mondiale un dettaglio di non poco conto, altrimenti Cannavaro nel 2006 l’ambito riconoscimento non l’avrebbe visto nemmeno in cartolina.
«È una delusione per tutti gli spagnoli», ha rincarato il capitano delle furie rosse Iker Casillas, visibilmente sorpreso per la decisione. Ed è comprensibilmente complicato decifrare ora cosa abbia spinto i 208 giornalisti, e i 208 fra tecnici e capitani delle nazionali a votare Messi più degli altri. Perché se, come già successo tante volte in passato, il Pallone d’Oro deve essere roba esclusiva di chi alla fine la butta dentro, non ci si può non chiedere perché Diego Milito, eroe di Madrid dell’Inter regina d’Europa, sia stato bellamente dimenticato.


Ieri mattina la Spagna pensava che sarebbe arrivato il momento di celebrare un nuovo Pallone d’Oro spagnolo 50 anni dopo Luis Suarez: ieri sera ridevano solo a Barcellona. «È la vittoria della mentalità del nostro club», andava spiegando Xavi. Come non dargli torto: Messi o non Messi, i tre giocatori più forti del pianeta hanno casa sulle ramblas.

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