Un mestiere in bianconero

Piedi puliti e si ricomincia: dov’erano i giornalisti? Anche per Tangentopoli: dov’erano i giornalisti? E per lo scandalo Parmalat? Com’è che tutti sapevano tutto ma non hanno scritto una riga? Il tono è di chi cerca i vigili che mancano sempre quando servono, ma la domanda ha un senso, e se ci date dieci pagine potremmo anche rispondere. Nell’attesa, si torna all’abc: 1) il giornalista è prossimo al potere e tende a schierarsi con esso, a sentirsene parte; 2) il giornalista di settore ancor di più, in caso contrario è lo stesso settore a espellerlo; 3) il pesce puzza dalla testa e tanti direttori sono di nomina politico/lobbystica, dunque contigui ai poteri che dovrebbero controllare.

I giornalisti non fanno le inchieste, è vero, ma i direttori spesso neppure gliele commissionano (non sto a dire le eccezioni) sicché manca la voglia e il tempo per fare da soli; 4) la stessa magistratura non fa più indagini ma fa tutto con pentiti e intercettazioni, strumenti che i giornalisti non hanno, sicché pubblicare verbali a ciclostile oggi basta per figurare come «giornalisti investigativi»; 5) se anche il giornalista porta roba, direttore ed editore soppesano il rapporto costi/benefici e abbozzano di fronte al fantasma di querele milionarie; 6) si dice che tutti sapevano tutto, ma spesso nessuno sapeva niente; 7) i giornalisti giovani sono coraggiosi ma non contano un tubo, i maturi tengono famiglia e chi glielo fa fare.

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