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«Mette le mani avanti per poter aumentare le tasse ai milanesi»

Non un avanzo di 48 milioni di euro, ma un buco di 186. A denunciarlo il neo sindaco Giuliano Pisapia che nella giunta di ieri ha dato ampio spazio alla relazione dell’assessore al Bilancio Bruno Tabacci, fin dall’inizio incaricato dell’esame dei conti del Comune. «Siamo davanti a un disavanzo potenziale di 186 milioni di euro - ha spiegato Pisapia al termine -. La nostra è un’analisi che si basa su documenti che erano già in possesso all’amministrazione comunale, quindi noti anche alla passata amministrazione. Quanto detto dall’ex sindaco Letizia Moratti non corrisponde dunque al vero». Un’accusa pesante. Che la vecchia amministrazione considera solo un modo per «giustificare un aumento dell’imposizione fiscale». Con il capogruppo della Lega Matteo Salvini che parla della «coppia Tabacci-Pisapia come il mago Otelma: fanno sparire i soldi delle privatizzazioni e fanno apparire all’orizzonte nuove tasse».
I conti torneranno, aveva detto la Moratti nel suo intervento di lunedì durante la seduta di insediamento del nuovo consiglio, se la nuova giunta porterà a termine tutti gli interventi progettati. Come la quotazione in Borsa della Sea, la vendita della quota che Palazzo Marino possiede nella Milano-Serravalle o la dismissione di patrimonio immobiliare. In attesa degli oneri di urbanizzazione derivanti dall’entrata in vigore del Pgt già approvato dalla sua amministrazione e che ora Pisapia vuol bloccare. Una difesa, quella della Moratti, già respinta. «Mi sembrano quelle vecchie casate milanesi - ha tagliato corto Tabacci - che per mantenere il tenore di vita vendevano i gioielli di famiglia per poi finire alla Baggina». Perché «quel 48 indicato come avanzo, partiva dal presupposto che tutte le azioni che erano state immaginate sarebbero andate a buon fine. Ma anche qualora fosse successo comunque non si sarebbe arrivati a 48 milioni». E, secondo Tabacci, la Moratti sarebbe stata perfettamente al corrente della situazione, come dedotto da una lettera dell’allora assessore al Bilancio Giacomo Beretta «che mette le mani avanti, proponendo azioni correttive tra cui quella di rallentare i pagamenti a danno delle società controllate». Ora, invece, il principio deve essere che «non si può finanziare la spesa corrente con le entrate straordinarie». Perché «la Moratti si è fatta vanto di non aver mai messo le mani nelle tasche dei milanesi, ma impoverire il patrimonio del Comune, significa metterle». Piasapia e Tabacci, almeno per ora, escludono la richiesta di un aiuto al governo, come già successe per Catania. «Milano ce la farà da sola», grazie alla solidità del suo tessuto economico. E, per quanto riguarda i milanesi, Tabacci assicura che «potremmo anche essere chiamati a chiedere loro uno sforzo di solidarietà, ma devono avere davanti un quadro chiaro delle intenzioni del governo».
Per quanto riguarda le azioni di Serravalle la cui vendita, insieme ad altre operazioni, avrebbe fatto quadrare i conti, Tabacci assicura che difficilmente si troverà un acquirente disposto a sborsare 170 milioni per una società controllata dalla Provincia e dunque non contendibile.

La proposta, già fatta al presidente Guido Podestà, potrebbe essere la costituzione di una newco, una nuova società con il 18,6 per cento delle azioni del Comune e il 21 per cento di Palazzo Isimbardi. «Così noi potremmo ricavare molto di più dalla vendita e la Provincia magari avere i soldi da investire nell’Expo».

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