Perugia - Non c’è un «quarto uomo» nell’omicidio di Meredith. Ce ne sono due. E un terzo potrebbe finire sott’inchiesta in queste ore. Gli inquirenti stanno puntando con decisione su persone considerate molto vicine agli arrestati, ragazzi «forestieri» che potrebbero aver collaborato con i presunti assassini a disfarsi degli abiti insanguinati, aiutando almeno uno di loro a bonificare il luogo del delitto e pianificare una difesa. Parallelamente si lavora sull’extracomunitario della lavanderia automatica di via Fabbretti, vicino la casa degli orrori, notato mentre puliva vestiti e rovistava nei cassonetti.
L’accelerata alle indagini arriva mentre dal carcere Amanda insiste: «Io non c’entro» e Sollecito chiede: «Quando posso vedere papà». E la polizia tira un sospiro di sollievo per la convalida del fermo decisa dal gip Claudia Mattini. Che in 19 pagine spazza via i buchi neri irrobustendo i «gravi indizi» che tanto gravi non sembravano. I fatti sono certi, solo i ruoli dei protagonisti - per il gip - sono da definire.
Il coltello. Posto che l’arma insanguinata non è stata trovata e che a Raffaele Sollecito, il fidanzato di Amanda, hanno sequestrato due lame, il gip annota: «Il coltello che ha ucciso Meredith è quello di Sollecito che portava sempre con sé». E di seguito. «È compatibile con la possibile arma del delitto». Per ora non si sa chi l'ha impugnato. Non va dimenticato che «da quando aveva 13 anni, il coltello era diventato un accessorio dell’abbigliamento di Raffaele, diverso a seconda dell’abito».
Le scarpe. Altro indizio grave, le scarpe di Raffaele. Le sue Nike, per forma e dimensione, sarebbero «compatibili» con l’impronta trovata sotto il piumone con il quale è stato ricoperto il corpo della povera Meredith.
Il movente. È l'assoluta futilità. Rappresentata - annota il gip - dal «desiderio di rapporti sessuali non voluti dalla vittima», ma pretesi dai suoi carnefici desiderosi di «provare una qualche nuova sensazione». Specie da parte di Amanda e Raffaele, nonché il desiderio di Patrick di avere rapporti «con una ragazza che gli piaceva e lo rifiutava».
L'ora della morte. Fino all'altro ieri era stata calcolata poco dopo le 23, ora la forbice si allarga inguaiando Lumumba: tra le 21.30 e le 23.30, orario che potrebbe essere arretrato di un’ora se la cena fosse stata consumata prima delle 21. La difesa del congolese storce il naso per il «curioso arretramento delle lancette» che aggrava la posizione di Patrick. Gli scontrini fiscali del suo pub risultano emessi dalle 22.29 in poi. «Lumumba - chiosa il gip - non è riuscito a indicare clienti che potessero attestare la sua presenza nel locale prima di tale ora, tranne uno che sarebbe entrato intorno alle 20».
L'omicidio. Scrive il gip: quel pomeriggio Raffaele e Amanda fumano hashish, alle 20.30 la studentessa riceve un sms di Lumumba che le conferma l’appuntamento serale perché Amanda si sarebbe offerta di fargli avere un incontro con la sua amica e coinquilina.
L'abuso. Per la perizia non c’è la prova scientifica della violenza. Ma il gip sottolinea le «ecchimosi sulle parti intime».
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