Mezzo Belinelli non basta Italia, addio Olimpiadi

Mezzo Belinelli non basta Italia, addio Olimpiadi

da Madrid

Fuori da tutto, fa malissimo, ma almeno è finita la farsa per questa squadra italiana di basket, nata, dicevano gli imbonitori della casa Italia, per mostrarci gioielli e miracoli. Diciamo che è meglio così, perché ci sarebbe dispiaciuto vederla agonizzare come il povero toro Rejnaldo de la Vega tormentato per un’ora, fino alla morte.
In terra ai piedi dei tedeschi che non hanno neppure avuto bisogno di un super Nowitzki per sbriciolare il poco rimasto nel gioco di una Italietta che, nel secondo quarto, ha fatto un solo canestro con Mancinelli e non può bastare come scusa l’infortunio alla caviglia sinistra di Belinelli dopo 6’48”, anche se, perdendo lui, veniva a mancare l’unico lucido dal primo secondo, l’unico sul quale la Germania orientava la difesa andando ai limiti. Dieci punticini anche nel terzo quarto, con 6 punti a fila del Marconato sfinito, pur vedendo ritornare in campo Belinelli lavorato al meglio con tamponi di ghiaccio dal professor Billi e da Galleani. In quel momento dovevamo capire che l’Italia stava preparando la resa disonorevole, anche perché non riusciva ad alzarsi da terra, calpestata a rimbalzo da chiunque, 52 a 31 pensate un po’, con i tedeschi che per 21 volte hanno brindato sotto il canestro di Azzurra. Impotenza nel gioco, piumini difensivi che esaltavano Johannes Herber, un bel tiratore. Ossessionati da lui, da Hamann e persino da Demirel, ecco il vuoto sotto la chiesa della presunzione dove sparivano tutti, persino Carlo Recalcati che non trovava più equilibrio nelle scelte del ritmo, degli uomini, perché in una giornata dove i nemici ti recuperano anche 4 volte il pallone a rimbalzo in una stessa azione allora non puoi tener seduto Crosariol, essere severo soltanto con Mancinelli. Non sono due con i quali andremmo nel paradiso del basket a brindare, però in un pomeriggio dove la testa è rotolata lungo la discesa che dal palazzo porta alla metropolitana, fermata Lago, il posto giusto per finire questo europeo, andava bene qualche azzardo.
Una squadra che fa 58 punti e non va oltre il 40% al tiro non può essere un gruppo con qualcosa dentro. Vivere d’illusione è stato fatale anche nell’ultimo atto perché la presunzione restava pur davanti a cifre che avrebbero fatto vergognare chiunque.
Belinelli deve mettere già la quinta nel primo quarto, si capisce che è un sorvegliato speciale, ha bisogno di tre posti di blocco per liberarsi, ma si capisce anche che dovrebbe essere tenuto ben caro dal suo allenatore che invece lo lascia cuocere. Certo il falco che andrà ai Warriors risponde bene, ma non lo aiuta nessuno. Comunque i 6 punti di vantaggio sembrano abbastanza per illudersi che contro la Germania proprio non si può perdere. Ritornello odioso ripetuto per due giorni. Già si pensa al futuro, alla Spagna, ad un eventuale preolimpico, ed invece i tedeschi ci annullano con la loro difesa, dominano i rimbalzi e anche con Nowitzki a 3 su 11 pareggiano il conto e l’Italia ha Belinelli in spogliatoio con la caviglia gonfia.
Rivendendolo tornare si ringraziano medici e massaggiatori, ma non basta, perché nel terzo quarto può dare soltanto un canestro e il meno nove all’ultimo intervallo fa venire i brividi, ma le facce restano quelle di chi spera sempre di rimediare.

E anche se con Belinelli e il Bargnani anemico dei 29 minuti più vuoti di una presunta stella si torna a 3 punti e persino a 2, si vede bene che non avremo la fortuna mai meritata: Herber, l’Hammann ripudiato dalla Fortitudo, il biondino Jagla e poi Nowitzki prima delle sentenze sui liberi del Roller che gioca a Biella spediscono a casa chi non vedeva l’ora di andarsene perché mai costruzione di squadra ha funzionato peggio.

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