«Mi affido all’ironia e alle parole di S. Agostino»

Anna Maria Tarantino

Incontriamo Pippo Franco da Canova, mitico bar di piazza del Popolo. Il protagonista del Bagaglino possiede molte caratteristiche che ne fanno un attore di spessore, balzato alla notorietà grazie al cabaret, genere che sembra essergli cucito addosso, una sorta di ricamo perfetto che non necessita ritocchi. A seguirlo, sempre una sfilata di showgirl da urlo: da Pamela Prati a Valeria Marini, da Nathalie Caldonazzo a Milena Miconi. Tutte straordinarie, ma, ancor più travolgenti, le sue ormai famose caricature dei personaggi d’oggi, la panoramica sempre ad alta quota sul mondo politico. Una satira brillante, che invita a riflettere sulla crisi di oggi.
Dopo tanti anni trascorsi a far ridere il pubblico con la parola, oggi prosegue in questo intento, mettendo nero su bianco battute e frasi a doppio senso dai toni esilaranti. È di recente pubblicazione il suo libro «Qui chiavi subito» che ha scritto insieme con Antonio Di Stefano. Dal testo traspare tutto un modo di intendere la vita con ironia, rifacendosi alle grandi frasi dei filosofi. Quanto è importante per lei la filosofia?
«Per me è fondamentale vivere con ironia, questo significa adottare un approccio leggero nei confronti degli altri e delle situazioni che la vita ci propone. L’ironia serve a esorcizzare il dolore e il dramma, aiuta quindi l’uomo a soffrire meno di fronte alle contrarietà della vita. Perfino Sant’Agostino invita a non prendersi mai troppo sul serio, altrimenti la delusione è insopportabile». Come nasce Pippo Franco scrittore?
«Nasce contestualmente all’attore perché sono sempre stato l’autore dei testi delle mie commedie e film, ma ci sono delle differenze tra la parola scritta e quella recitata, in quanto attraverso la scrittura c’è una riflessione più profonda. La parola recitata invece arriva immediatamente al pubblico, deve quindi essere assolutamente diretta e fluida».
Quando scrive pensa al suo pubblico?
«Ci penso indirettamente, in quanto mi sforzo di esprimere un’idea in cui credo, forte del fatto che il pubblico ha fiducia in me».
Dove nasce questa forma d’umorismo così sincera e sempre credibile?
«Credo che nasca da una volontà giovanile di farmi accettare dagli altri».
Quanto costa nella vita essere trasparenti?
«Non saprei, perché non ho pagato mai prezzi troppo alti, forse perché ho garbo nel porgere i fatti nel modo più digeribile».
In tutti i suoi spettacoli la figura femminile è colei che aiuta l’uomo a sognare. Per lei che ruolo svolge la donna nella quotidianità dell’uomo?
«Il ruolo della donna è fondamentale. Credo che la donna sia l’espressione massima dell’uomo, ne percepisco la superiorità per il suo rapporto con la natura che le ha donato la facoltà di procreare».
Di recente è stato ospite della trasmissione «Fiori di Zucca» presso gli studi della Promedia di Angelo e Stefano Arquilla. Cosa prova ad essere ospite di uno spettacolo di cabaret, lei che è indiscutibilmente un protagonista del cabaret?
«Spesso mi invitano a partecipare come ospite in diverse trasmissioni, durante le quali è necessario seguire un filo conduttore, nella trasmissione “Fiori di Zucca” invece mi sono trovato davvero bene, in quanto ho avuto l’opportunità di esprimermi oltre che come attore anche come uomo».
Qual è la chiave che apre le porte del successo? Può essere duplicata per aprire anche quelle della vita?
«La chiave è una sola, sia in un caso sia nell'altro. Essere se stessi».
A furia di fare dell’umorismo sui politici che cosa ha capito della politica?
«È come un gioco, che diventa serio quando ci si crede senza secondi fini».


Ha ricevuto il premio tipicamente romano «breccola d’oro» cosa pensa dell’amministrazione capitolina?
«La “breccola” è arrivata in un momento nel quale mi sento profondamente vicino a Roma. Le breccole erano le pietre trovate sul letto del Tevere, e si dice che portino fortuna. Spero che Roma venga valorizzata, per tutto il suo patrimonio artistico, spesso trascurato».

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