Lo sciopero passa il testimone. Da vip a vip, per una buona causa si può anche digiunare. Quindi, dopo dodici giorni senza toccare cibo, Mia Farrow ha interrotto la sua protesta per sostenere le popolazioni del Darfur, stremate dalla guerra e ora nemmeno più protette dalle agenzie umanitarie, espulse dal Sudan. Ma l'attrice ha lasciato il vessillo della solidarietà in mani sicure, quelle di Richard Branson. Il miliardario patron della Virgin ha subito sbandierato il suo «orgoglio» per l'iniziativa che - spiega sul suo blog - durerà «tre giorni». Cioè: sciopero sì, ma mini. A tempo. E senza esagerare, perché è vero che «non possiamo continuare a guardare mentre un milione di persone soffre», ma non si può nemmeno digiunare troppo a lungo.
Certo il gesto è il gesto, e Branson l'ha fatto. Però, rispetto ai dodici giorni della signora Farrow, 64 anni e ambasciatrice dell'Unicef da nove, il tempo-limite di tre giorni sembra un po' risicato. Da venerdì a oggi, quindi stasera il miliardario britannico potrà ricominciare a mangiare in tutta tranquillità. Con la coscienza un po' più a posto, pure. «Dobbiamo tutti chiedere che siano ripristinati gli aiuti internazionali e che la gente del Darfur sia protetta e che le sia data la possibilità di vivere in pace». Scopi nobilissimi, che la bionda Mia Farrow ha sostenuto per quasi due settimane. Poi i medici l'hanno avvisata che, per motivi di salute, doveva smettere subito il digiuno. La ex moglie di Woody Allen, da anni impegnata a raccogliere fondi per i bambini di zone martoriate come il Darfur, la Repubblica democratica del Congo, Haiti, il Ciad e la Nigeria, ha obbedito al diktat dei dottori.
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