
nostro inviato a Roma
Cara Alessandra Amoroso, manca poco.
«Tra due settimane entro nell'ottavo mese».
A memoria non si ricorda una quasi mamma in tour.
«E invece l'altra sera ho cantato alle Terme di Caracalla qui a Roma e il tour finirà il 7 agosto a Lecce, pensa che caldo farà quella sera».
In qualche modo è testimonial dei diritti delle donne incinta.
«Che sono tutelate fino a un certo punto perché, ancora oggi, spesso si vede ancora la gravidanza come se fosse un rischio lavorativo. Può essere un allarme frustrante vedersi declassate...».
E lei?
«Io sono una privilegiata perché tra due settimane entro nell'ottavo mese e ancora sgambetto sul palco come una matta. Però in generale le donne in attesa devono ancora vivere grandi difficoltà lavorative».
Giorgia Meloni è una donna e una mamma.
«Non ho il suo numero di telefono, altrimenti la chiamerei, ma uso la mia voce sul palco per fare in modo che ci senta».
L'Alessandra Amoroso di qualche anno fa non si sarebbe mai sognata di fare un discorso così ma, come dice con un po' di enfasi su di una terrazza infuocata dal sole, «per la prima volta so davvero di cosa sto parlando» perché «ho smesso di autoboicottarmi e ho abbracciato quella parte di me che mi faceva perdere il controllo». Dopotutto il nuovo disco (che esce oggi venerdì 13 giugno) si intitola proprio Io non sarei, nel senso che «oggi non sarei quello che sono senza le scelte che ho fatto». L'altra sera ha festeggiato l'uscita cantando alle Terme di Caracalla, tre cambi d'abito, tacco 12 sempre domato con naturalezza, e un pubblico talmente fedele da sgolarsi in ogni canzone applaudendo anche gli ospiti, da Big Mama (con cui ha condiviso il tormentone dell'anno scorso Mezzo rotto) ad Annalisa, Mannoia, Gigi D'Alessio, Serena Brancale (canta con lei nel brano estivo di quest'anno, Serenata) e pure un Giorgio Panariello inedito con un breve monologo sui rapporti tra mamma e figlia. «Mia figlia, che si chiamerà Penelope e dovrebbe nascere il 9 settembre, non c'è ancora ma in realtà c'è già, la sento tutti i giorni», spiega una radiosa Alessandra Amoroso la mattina dopo aver cantato raccontando per filo e per segno come è cambiata da quando, poco prima di Sanremo 2024, era stata nel mirino dei social.
Una vampata di odio.
«E all'odio non si è mai pronti, non ero abituata a tanta violenza verbale. Ma oggi sono grata a quegli haters perché ho iniziato a vedere le cose per quelle che sono e ho fatto i conti con la realtà, cioè che non si può piacere a tutti».
Perché prima com'era?
«All'inizio della carriera non credevo di meritare ciò che stavo vivendo, nonostante mi capitassero cose meravigliose. Oggi, guardando indietro, mi dico: E dattela una pacca sulla spalla».
Si fa i complimenti anche per questo disco?
«Ci ho lavorato per un paio di anni, sono anche andata in crisi mentre lo registravo. Poi ho incontrato Zef (il produttore Federico Zafiro, che ha lavorato anche con Mengoni e Marracash tra gli altri - ndr) e ho iniziato a fidarmi e affidarmi».
E anche a scrivere sempre più testi.
«Avevo voglia di dare qualcosa di diverso. Ci sono autori che mi stanno accompagnando in questa avventura, ma io mi metto in gioco come non mai. Scrivere mi fa stare bene. Ah, e poi ci sarà un volume 2 di questo disco, nella quale vorrei far luce sulla mia dark side. E prima o poi farò un disco solo gospel».
Nel 2009 lei è esplosa ad Amici a 24 anni. Oggi tanti ventenni vanno in crisi ai primi successi.
«Di certo le aspettative su questi giovani talenti sono sempre più grandi, forse dovremo ascoltarli e basta, lasciando loro la possibilità di essere loro stessi».
Lei lo fa, non a caso va in tour «con il pancione».
«Eh, il tour era già fissato e ho deciso di farlo. Come si dice dalle mie parti, addu rriu, mintu lu zippu!, dove arrivo, metto un segno, poi vedremo».