Buongiorno signora Bonev, è contenta dell’uscita di «Goodbye Mama» in ottanta copie?
«Sono molto contenta che RaiCinema abbia pensato di stampare in 80 copie un’opera prima come la mia».
Tante o poche?
«Credo e spero che diventino di più. Ma i distributori avranno fatto le lore ricerche di marketing».
Quindi è sicura che sarà accolto bene dal pubblico italiano.
«Sono sicura di sì perché è un film pieno di emozioni, con una storia d’amore tra due sorelle ambientata in Bulgaria, ma che può essere universale».
Ci dice in poche parole la trama?
«Il film inizia nel 2005, quando una donna di sessant’anni porta la propria madre ottantenne in un ospizio nelle montagne. Ma per capire il perché di quell’azione così cinica, dobbiamo risalire al ’68, anno di nascita di una delle due figlie. Quando cresce, la madre la contrasta, non la difende, le impedisce di divertirsi... In Bulgaria, nel ’68 c’era il comunismo...».
Molta carne al fuoco, ma troppe parole. È una storia autobiografica?
«Assolutamente sì. Ho pensato molto prima di farlo. Si trattava di raccontare la storia intima della mia famiglia dal buco della serratura. Mia madre mi ha portato a tentare il sucidio. Questo film è un modo per parlare ancora con lei».
Crede che lo vedrà?
«Lo spero».
In Bulgaria uscirà...
«Il 6 maggio: c’è grande attesa».
In Italia tante polemiche.
«Alcuni giornali sono stati molto cattivi e poco coerenti. Non hanno pubblicato le mie smentite».
Motivo?
«È stato tutto politicizzato. C’era un ministro da mandare via a causa del mancato rinnovo dei fondi per il cinema».
A Venezia sperava in una vetrina migliore del Premio per il 60° anniversario della Convenzione europea per i diritti dell’uomo?
«Per me è stato un onore: da vent’anni le nostre opere non venivano più proposte alla Mostra di Venezia. Il mio film era in post-produzione. Ci hanno avvisato dieci giorni prima della cerimonia, quando hotel e ristoranti erano prenotati».
Ma i 330mila euro per la trasferta chi li ha sborsati?
«La mia Romantica Entertainment. Ho tutte le fatture e le ricevute. Avrei potuto querelare, ma voglio la pace non la guerra. Spero che tutto questo sia chiarito».
«Goodbye Mama» ha ricevuto un milione di euro da RaiCinema: meritava tanto denaro pubblico?
«La distribuzione è pagata dalla Romantica, RaiCinema mette solo il service. Il milione di euro è il prezzo per lo sfruttamento dei diritti tv. È un film realizzato con una troupe di 230 persone, 500 comparse, 31 attori, 50 location... Se non avesse successo pagherebbe la Romantica, non il contribuente».
Perciò lei non crede di aver goduto di un trattamento di favore.
«Di sfavore, piuttosto. È stato fatto di tutto per mettere in cattiva luce un’opera di grande qualità e valore sociale».
È stato creato un premio dal nulla.
«Non mi risulta. Tutti i festival che ci hanno preceduto hanno celebrato il 60° anniversario della Convenzione per i diritti dell’uomo. Solo Venezia non doveva farlo? Il film parla del maltrattamento degli anziani, della violenza tra le donne. La sinistra dovrebbe adottare questi temi, invece mi attacca perché non critico Berlusconi».
Che rapporto ha con lui?
«L’ho conosciuto nel 1995 quando con la mia agenzia promuovevo alcune celebrity e anche dei calciatori del Milan. Con il presidente ho un rapporto formale, ma di grande stima. Credo ricambiata perché alla premiazione del film mi ha trasmesso il suo saluto tramite il ministro Galan. Non posso dire che ci sia amicizia, anche se vorrei perché lo ritengo una persona gentile e di qualità».
Per questo nel film ricorrono le sue fotografie con il volto sorridente?
«È una scelta artistica, per documentare dei passaggi da un’epoca e l’altra. E siccome in Bulgaria Berlusconi è molto conosciuto e stimato...».
La sua carriera ha provocato problemi all’ex direttore generale della Rai Saccà e all’ex ministro Bondi. Si sente in imbarazzo?
«Veramente io ho portato cose positive. Ho raggiunto grandi ascolti con la fiction. Nel gennaio 2006 L’uomo che sognava con le aquile ha fatto il 36 per cento di share. Con Artemisia Sanchez ho vinto tutte le serate. Sono condannata a vincere».
Niente raccomandazioni.
«Se facessi un flop non mi farebbero più lavorare. La bulgara? Dal ’98 sono cittadina italiana. A Sanremo ho fatto il provino e l’ho vinto».
Il suo prossimo progetto?
«Sto scrivendo una commedia giallorosa, ambientata in Italia e in un Paese esotico. Spero che quando uscirà non ci saranno un direttore generale o un ministro da colpire».
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