«Microbo», la piccola signora dei graffiti

Microbo. Una donna nel mondo dei graffiti, un’artista underground. Non so perché, ma te l’aspetti un po’ Lara Croft un po’ Catwoman, che si aggira di notte con bombolette spray districandosi tra le sue doppie identità, una alla luce del sole, l’altra in versione notturna, con la stessa agilità con cui si muove ad altezze vertiginose. E invece no.
«Sono una piccola, microscopica donna, coi jeans sempre sporchi di colla e di pittura o di gelato, come quand’ero una bambina», spiega Microbo. «La gonna non la metto quasi mai, non mi ci vedo». Lasciate stare anche le bombolette. Lei usa pennelli e colori acrilici. E dipinge su poster, non sui muri.
«Non mi arrampico, anche perché sono un po’ pigra. Ma ho trovato degli stratagemmi - trucchi del mestiere - grazie ai quali se voglio posso far arrivare le mie opere anche piuttosto in alto». Pigra, forse. Ma ingegnosa. Dove non ci arriva con l’altezza, ci arriva con la testa.
«Mi piace dipingere nella legalità. Ho rispetto delle strade e dei luoghi pubblici e non mi piace essere invasiva. Per questo realizzo le mie opere su poster di carta classici; li dipingo a casa e poi li affiggo in strada, anche se comunque il rischio di una sanzione amministrativa, c’è. Ma non mi precludo nemmeno le tecniche del video o dell’animazione, o gli spazi di internet o di una galleria. I suoi soggetti? «Microbi. Dipingo un universo surreale di forme fluttuanti che diventano personaggi con bocca, occhi ed espressioni. I microbi sono piccoli, ma complicati. Ne conosciamo solo l’1% di quelli che si crede esistano in realtà. Mi piace pensare di dipingere quel 99% che non si conosce».
Donne e graffiti, un tema che sarà il cardine di uno degli incontri di SignJam Open Lectures 2007, il progetto culturale nato per iniziativa di Tratto Pen e realizzato da Metaflow, di cui Microbo sarà protagonista insieme a Nicholas Ganz oggi alla fondazione Catella di Via De Castilla 28, dal titolo «Female graffiti - the female presence in the graffiti movement». Ma com’è essere una donna nel mondo dei graffiti a Milano? «In città non ce ne sono molte, anche se fare una stima è difficile, ma quelle che ci sono non sono certo discriminate. Il popolo che si riversa in strada non è necessariamente una tribù come spesso si crede. Ci sono tanti, troppi equivoci. Oggi in strada trovi persone di tutti i tipi, con tanto di laurea. Intendiamoci, il gruppo c’è. Io stessa faccio parte di un movimento di pensiero globale ed internazionale, che coinvolge artisti e collezionisti di tutto il mondo, che porta avanti una sorta di protesta e che come me crede che la gente abbia bisogno di avere stimoli visuali che non siano solo cartelloni pubblicitari. Ma ci sono tanti luoghi comuni da spazzare via. Così con BO130, mio compagno di vita e di lavoro, ho iniziato a curare una serie di eventi concepiti per far capire che in questo nostro modo di fare arte esiste una tecnica, passione e sacrificio. Che si lavora anche per ore e ore di fila, fino a perdere di vista l’orologio, perché quando hai una passione, l’orologio non lo guardi più».

Ora sappiamo come immaginare Microbo. Una piccola ombra sorridente tra le ombre lunghe del tramonto, alla ricerca delle strutture architettoniche abbandonate che le piacciono tanto.
Piccola fuori, forse. Ma grande dentro. (www.microbo.com).

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