Cronaca locale

«Le mie brutte favole che fanno stare meglio»

L'attrice comica è al Carcano da stasera a domenica I jazzisti Staino e Cantini creano le colonne sonore

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«Le mie brutte favole che fanno stare meglio»

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«In questo momento nasce una minoranza pronta a offendersi: chi decide di fare il comico riceve un manuale con la regolamentazione della battuta (il miglior segreto per svilirla). Eppure una battuta ha il potere di lenire un dolore e di far uscire una verità». La riflessione è di Arianna Porcelli Safanov, scrittrice e attrice comica che porterà al teatro Carcano, da questa sera a domenica, Omeophonie-Favole omeopatiche per adulti e le musiche dal vivo di Michele Staino e Renato Cantini.

Perché «Omeophonie-Favole per adulti»?

«Non sono favole a luci rosse, non c'era il budget. Racconto otto storie di brutte persone, nessuno di noi si sente rappresentato da personaggi simili, perciò ascoltandoli ci si sente meglio. E poi perché gli autori che sono con me sul palco guariscono con delicatezza grazie al loro jazz contemporaneo, a tratti improvvisato».

Il jazz come sottofondo?

«Non è un accompagnamento, sono le colonne sonore delle storie: Staino e Cantini, entrambi strumentisti e musicisti, hanno adattato il jazz alle sceneggiature».

Chi sono i personaggi?

«Persone che esistono davvero, noi non vorremmo essere loro ma qualcuno deve pur esserci. Dal povero maschio sovrastato dal femminismo che non si accorge che la sua donna gli chiede sempre di più, a Richi, l'animatore per bambini settantenne, violento e represso che si comporta da sergente. Fino alla bionda cinquantenne tipica di tutti i quartieri borghesi che viene ripresa nel suo giorno di disperazione».

Si ride per storie tristi?

«Già, anche il dramma strappa sorrisi. Concordo con il sociologo Bateson: l'umorismo serve a far perdere peso alle cose pesanti e alleggerire un peso specifico aiuta tutti, specie chi ha un problema».

Lei è nata in rete, sui social, e ha portato in teatro il suo (nutrito) pubblico.

«In un certo senso. Mi stupisce che tanta gente abbia ripreso a frequentare il teatro dal web, la rete è un amplificatore».

Come nasce Arianna Porcelli Safanov?

«Fino al 2010 ho realizzato eventi aziendali. Poi, dal 2014 ho iniziato a scrivere libri e a promuoverli sui social. I video piacevano. Da lì sono approdata in teatro, era il 2016».

La satira esiste ancora?

«È disincentivata: dà fastidio perché contribuisce a formare il pensiero critico. Un pubblico disabituato perde il senso del gusto per la satira e magari poi si offende per certe battute».

È stata mai censurata?

«Una censura vera e propria no, sui social devo seguire le regole che cambiano di mese in mese. Mi accorgo tuttavia che ci sono argomenti che fanno paura, non si scherza sul femminismo, sul Covid, sul gender, sugli italiani invece sì, infatti ci sono le barzellette sui carabinieri. E insomma quando un comico fa paura fa sorridere...».

E lei cita Oscar Wilde

«...Se vuoi dire la verità alle persone falle ridere.

Altrimenti ti uccideranno».

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