Monia Baldascino
Richiedono maggiore sicurezza, strutture pubbliche migliori e più servizi per anziani e disabili. Ma tutto sommato sono abbastanza soddisfatti del proprio quartiere. Di più: sarebbero disposti a spendere di tasca propria per migliorarlo. È quanto emerge dalla ricerca «Abitare la periferia», condotta su un campione di mille famiglie romane che vivono in sei aree di edilizia popolare diverse per localizzazione, tipologia ed epoca di costruzione: Valmelaina, Tiburtino-Casal de Pazzi, Tor Bella Monaca, Spinaceto, Acilia-Dragoncello e Primavalle-Torrevecchia.
«Abitare la periferia - sottolinea Paolo Buzzetti, presidente di Ambiente e Territorio, lazienda della Camera di Commercio di Roma che ha promosso lindagine - significa abitare la città, visto che il cuore storico rappresenta attualmente solo il 20 per cento dellestensione totale della capitale». Il restante 80 per cento è costituito dagli agglomerati esterni, nati a partire dagli anni Sessanta nellambito dei Piani di edilizia economica e popolare: oltre 25 milioni di metri cubi di palazzi destinati alle fasce sociali più deboli. «Gli interventi urbani attuati grazie ai piani di zona - spiega Lorenzo Bellicini, direttore dellistituto statistico Cresme che ha svolto lo studio - hanno rappresentato un momento decisivo nel passaggio dalla città alla metropoli». Nel corso degli ultimi decenni, dunque, ledilizia economica si è affermata come settore deccellenza nel campo dellindustria delle costruzioni: nei primi anni Ottanta rappresentava quasi il 40 per cento del totale della produzione, con punte che in alcuni periodi sfioravano l80.
Oggi i quartieri dormitorio si sono trasformati: originariamente popolari, sono andati acquisendo sempre più un carattere residenziale e i cittadini presentano esigenze nuove. Vorrebbero un servizio di spesa a domicilio, un dogsitter, un centro anziani: «La nostra idea - continua Paolo Buzzetti - è che i nuovi imprenditori non si limitino alla realizzazione e alla manutenzione degli appartamenti. Ma si prendano cura anche delle persone, gestendo lassistenza sociale». Un salto nel futuro. Per adesso bisogna ancora fare i conti con il presente: il 57 per cento dei palazzi ha più di 20 anni e necessita di ristrutturazioni: «Prima di finanziare altri cantieri - precisa Bruno Astorre, assessore regionale ai Lavori pubblici e alle Politiche della casa - è necessario riqualificare il patrimonio esistente». Per riqualificare si intende recuperare, completare, integrare.
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