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Ricollocamenti degli immigrati, adesso anche l'Austria è contro

Anche l'Austria si unisce a "gruppo Visegrad" nella crociata contro i ricollocamenti dei migranti nell'Unione europea. L'Italia così è sempre più sola

Ricollocamenti degli immigrati, adesso anche l'Austria è contro

Anche l'Austria si unisce a "gruppo Visegrad" nella crociata contro i ricollocamenti dei migranti nell'Unione europea. Per il ministro degli Esteri, e probabile futuro premier, Sebastian Kurz, il sistema è sbagliato e va cambiato. Ad allargare la spaccatura ha sicuramente contribuito l'apertura del presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, all'opposizione dei Paesi dell'Est Europa che si stanno battendo contro la redistribuzione degli immigrati sbarcati in Italia. "Non si può tradurre nell'avallo della posizione di chi dice 'non applichiamo le regole europee' - ha stigmatizzato il premier Paolo Gentiloni - le aperture a considerare un optional le regole sulla relocation non sono condivise dall'Unione europea".

Ormai è certo. Il Consiglio europeo non prenderà decisioni sulla gestione della crisi dei migranti e sulla riforma del sistema di asilo. Ieri il "gruppo di Visegrad", formato da Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, hanno annunciato che contribuiranno con 35 milioni complessivamente al finanziamento del progetto guidato dall'Italia in Africa per proteggere I confine libici. Una buona notizia alla quale, però, si aggiunge la conferma la divisione tra gli Stati membri su cosa deve intendersi per solidarietà persiste. Una vera e propria spaccatura tra Est e Ovest europeo che rimette in discussione la questione della ripartizione obbligatoria in quote di rifugiati. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha dato ragione a Gentiloni sulla necessità di dare "soluzioni basate sulla solidarietà non solo nella gestione esterna delle migrazioni ma anche all'interno dell'Europa". Ma l'Ungheria ha difeso, a muso duro, la posizione incassando il sostegno di diversi alleati, tra cui anche quello del Nord Europa.

La posizione dei Paesi del "gruppo Visegrad" è condivisa anche dall'Austria. La dichiarazione del leader del Partito popolare austriaco (Ovp) segue quella di Tusk che martedì scorso aveva messo in dubbio il sistema delle quote obbligatorie parlando di "un meccanismo inefficace". "Tusk ha ragione quando dice che le quote obbligatorie di rifugiati nell'Ue non hanno funzionato - ha affermato Kurz, parlando all'agenzia di stampa Apa - promuoverò il cambiamento di questa politica sbagliata sui rifugiati". Per il capo della diplomazia austriaca, che ha ultimato i negoziati per la formazione di un governo con gli ultranazionalisti del Fpo, è necessario un cambio di politica.

"Senza un'efficacia protezione delle frontiere esterne dell'Unione europea - spiegano - non sarà possibile controllare il problema dell'immigrazione illegale".

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