nostro inviato a Siena
Del primato evocato (porta male) anche per una sola notte, nessuna traccia. Il Milan non è pronto per la caccia grossa allo scudetto: meglio rassegnarsi in largo anticipo. E le spiegazioni, perché siano credibili, restano più di una. Perciò che nessuno alzi il dito per chiamare al banco degli accusati solo le attività delle nazionali che pure tolgono ad Ancelotti la bellezza di tre decisivi protagonisti (Oddo, Pirlo e Kakà, più Maldini e Ronaldo rimasti a casa) dirottando in panchina altri tre (Inzaghi, Ambrosini e Jankulovski) appesantiti dalle fatiche. D’accordo tre più tre alla fine fanno sei titolari sottratti al caldo dello stadio di Siena, ribattezzato, udite udite, “montepaschiarena” (Artemio Franchi si rivolterà nella tomba, poverino): un bella cifra. Ma al cospetto del Siena che non è il Benfica, le seconde linee rossonere devono essere all’altezza del compito. Altrimenti a cosa servono?
È vero, Emerson entrato nel regno di Pirlo, è ancora alla ricerca della salute migliore, al pari di Favalli: i grandi vecchi hanno bisogno di scaldare meglio il motore. E forse il «puma» non ha le caratteristiche giuste quando c’è da guidare gli assedi. Ma da Gourcuff è lecito attendersi giocate decisive e invece il francesino è sempre alla ricerca di un ruolo, di una identità meno impalpabile di quella attuale. La seconda didascalica spiegazione da applicare al mancato raggiungimento del primato da parte dei campioni d’Europa è la seguente: se il Milan continua ad avere un portiere a targhe alterne, a volte para, a volte no e firma paperissime d’autore, allora la vita si fa dura anche per il Milanuno. E questo è un problema di difficile soluzione. Dida ha tutto: un contratto lungo, uno stipendio da favola, nessuna concorrenza interna, la fiducia di tecnici, sodali e tifosi. Forse bisogna rassegnarsi a una realtà: non sarà mai più il Dida imbattibile di tre anni prima. Col Siviglia Inzaghi e Kakà ripararono al suo svarione, qui a Siena lo salva Nesta ma giocare con l’handicap è una condizione complicata persino per l’armata berlusconiana.
Sotto di un gol (firmato in clamoroso fuorigioco da Maccarone a metà primo tempo), il Milan fa fatica ad apparecchiare una reazione dignitosa, per le assenze d’accordo, ma anche perché Gilardino sbaglia le prime due pallette del pomeriggio (pronti via, due occasioni pulite) e da quel momento entra in depressione fino a sparire dalla scena. Così c’è bisogno, nella ripresa, del solito “spaventadifese” Inzaghi, con l’esclusione di Gattuso (si pensa al Benfica), per mettere al muro il Siena e guadagnarsi persino qualcosa più del pareggino finale. Una stoccata di Ambrosini viene rintuzzata, sulla linea, da Jarolim, la sassata di Nesta firma l’1 a 1 durante il recupero, la parabola velenosa di Seedorf su punizione viene respinta dalla traversa sulla sirena.
Al resto provvede il portiere greco Eleftheropoulos, il migliore dei suoi. Due anni fa, passato da Milanello, ricevette dal noto staff sanitario un giudizio feroce: ha la schiena a pezzi. Dev’essere andato a Lourdes.
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