Fare bene e fare da soli. Non è sicumera, quella del Milan a Zurigo da ieri a caccia della qualificazione, come primo nel girone, senza l’aiuto del Real Madrid, se è possibile, che nel frattempo, privo di Kakà bloccato dalla pubalgia (per rivederlo in campo allegro e sorridente se ne riparla a gennaio 2010), deve difendersi dagli artigli del Marsiglia. «Siamo tristi tutti e due, io per la sua partenza e lui per la sua salute» riflette Adriano Galliani ad alta voce dando corpo e consistenza a quella corrente di pensiero secondo cui la cessione del brasiliano potrebbe diventare l’affare del nuovo secolo.
Fare bene, allora, è il primo categorico impegno del nuovo Milan. E non solo perchè la Champions «è la nostra storia» come segnala il vice-Berlusconi guardando con orgoglio alle proprie medaglie sul petto e all’altrui digiuno. La qualificazione è tutta da conquistare nonostante «i 4 punti incassati con Real e Marsiglia» il lamento di Galliani e può avvenire in due modi: con un perentorio successo che garantisce il primato, oppure attraverso il consistente aiuto del Real a Marsiglia. Per una sera avrebbe fatto comodo un alleato del calibro di Kakà, costretto invece a ricorrere alle cure per la noiosissima pubalgia. Ne risultò contagiato anche nella stagione passata a Milanello: molti furono i tormenti suoi e dello staff sanitario prima di guadagnare il recupero, da lì partirono anche i primi giudizi sulla tenuta fisica del fuoriclasse.
Fare bene sembra quasi scontato in un periodo di grande magia calcistica. «Ho rivisto in tv la partita con la Samp, mi sembrava per mezz’ora un Milan stellare» il giudizio rapito di Galliani che incarna la nuova consapevolezza rossonera. Settanta giorni prima (la sera del 30 settembre) ci fu la sconfitta a San Siro contro lo Zurigo, complicata da un paio di pali scheggiati nel finale: sembrava il punto più basso raggiunto da Leonardo e invece fu, in qualche modo, il trampolino di lancio dal quale spiccare il lancio per la rimonta in campionato. Ma questa sera è un’altra storia e un altro palcoscenico. Non si possono commettere errori al cospetto di un rivale che sembra essersi sgonfiato, fino a precipitare in fondo alla classifica, specie dopo l’esito negativo (1 a 0) del recente derby col Grassophers. «Non facciamo calcoli» insiste Leonardo con la sua teoria e la sua mentalità. «Continuiamo così, come con la Samp» aggiunge. Sarebbe il massimo.
Non possono costituire materia di particolare preoccupazione l’assenza dei due guardiani degli argini difensivi, Oddo a destra e Zambrotta a sinistra, uno per infortunio, l’altro per squalifica. Abate e Antonini, prodotto di un vivaio tornato a sfornare elementi di buona qualità (ne fanno parte anche Borriello, Di Gennaro) rappresentano una sufficiente garanzia. Specie Antonini passato dallo status di semplice ripiego per la panchina a pedina utilissima.
L’unica nuvola che accompagna Leonardo e i suoi è rappresentata dall’acciacco di Ronaldinho. Il Gaucho è fondamentale per l’attacco rossonero: ne è diventato la musa, ispiratissima, con i suoi 8 assist, distribuiti per Borriello, o Pato, o Seedorf.
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