Milano - C’è sempre una prima volta. Non certo del Milan che si lamenta degli arbitri, nella stagione. Accadde già dopo il rigore clamoroso negato contro l’Empoli, a San Siro, tanto per cambiare. Ma Adriano Galliani, il vice-Berlusconi, in quella occasione, scelse il profilo basso. Colse in prestito lo studio fatto dall’associazione consumatori e lo ripropose pari pari. Non è nemmeno la prima volta del Milan che fa cilecca in fatto di gol: Gilardino è assente dal tabellino dei marcatori dal mese di aprile, a San Siro, Inzaghi addirittura da dieci mesi, dal gennaio ’07. Ritardi inquietanti per due del loro calibro.
Da questo punto di vista, perciò comincia a essere un Milan formato Penelope: tesse fuori casa la tela che disfa puntualmente in casa. È invece la prima volta che Adriano Galliani esce allo scoperto e attacca frontalmente Pierluigi Collina, il super-designatore, passato nell’immaginario collettivo come persona, oltre che arbitro, gradito alla real casa. Vero, anzi verissimo ma solo perché da arbitro, Collina fu considerato (a ragione) uno al di sopra delle parti, mai finito nella rete di Moggi. E quando negò al Milan un rigore doc (Zambrotta su Cafu) nella sfida decisiva del maggio 2005, nessuno osò protestare.
«Qui non si tratta di violare un santuario, qui si tratta di prendere atto di una serie di errori a senso unico, come il rigore pazzesco negato da Tagliavento», la dichiarazione di Galliani, intervenuto, secondo altra tradizione del club, a parlare dell’arbitro (allenatore e calciatori non sono abilitati sull’argomento per evitare sanzioni disciplinari). «Collina finora è stato abilissimo nel gestire la comunicazione ammettendo una serie di errori da parte dei suoi fischietti, ma forse è venuto il momento di far diminuire il numero degli errori», la seconda frase di Galliani è un giudizio tagliente sulla gestione tecnica del campionato. Avvalorata dall’elenco dei torti subiti pubblicato sul sito che segnala l’unica vera anomalia della materia: la distribuzione degli errori dev’essere oltre che occasionale (e su questo nessuno obietta), non a senso unico (errori a favore e contro), come appunto nel caso del Milan.
A consolare, parzialmente, il Milan-Penelope provvedono un paio di notizie. La prima arriva direttamente da Milanello ed è contenuta nell’elenco dei convocati confezionato da Ancelotti per l’Ucraina (partenza questa mattina, attesa una ondata di gelo in vista della sfida di martedì sera). Per la prima volta, c’è Ronaldo, dopo un calvario lungo tre mesi: andrà in panchina, possibile una presenza, sia pure limitata nel tempo. Che Ronaldo venga considerato un talismano è confermato da un dato (14 partite con lui nel torneo scorso, 32 punti raccolti, 14 partite senza di lui, 16 punti guadagnati, la metà). La seconda scoperta è nel calendario prossimo dei milanisti, attesi da quattro trasferte, tra campionato e Champions (Donetsk, Bergamo, Cagliari, Lisbona) fino alla fine di novembre, che sembrava il mese della rinascita.
E invece diventa il mese della sofferenza continua.
Specie se si tiene conto degli straordinari chiesti ad alcuni esponenti (Seedorf, Kakà, Nesta, Pirlo) per mancanza di convincenti alternative (Brocchi, Gourcuff, Bonera, Emerson) nel gruppo. Non può risolvere tutto Ronaldo o prossimamente Pato. Sarà bene ricordarlo, al momento giusto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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