Il Milan è sotto pressione E Berlusconi: cercasi giovane

«In testa ho una sola cosa: la sfida di domenica con la Roma». Adriano Galliani è rimasto tutto il pomeriggio incollato dinanzi alla tv: disinteresse assoluto per le feste interiste, interesse supremo per le vicende legate a Juve e Fiorentina. Settimana di passione per il Milan reduce dalla «schienata» di Udine e interessato a chiudere, domenica, la vicenda qualificazione Champions per evitare di giocarsi la vita a Firenze, all'ultimo turno del campionato. Nessun contatto, perciò, con Marco Van Basten arrivato giovedì scorso in Lombardia per un tour golfistico che si è esaurito ieri pomeriggio in Brianza (oggi il ritorno a casa in Olanda). L'indirizzo tecnico del grande e prestigioso ex, di fatto, è stato cancellato dall'elenco dei possibili successori di Ancelotti apparecchiato dai giornali dopo il nuovo intervento di Silvio Berlusconi sull'argomento. Il premier, dalla Sicilia, ha riconosciuto a Carlo un ruolo speciale, definendolo ancora una volta «uno di famiglia» prima di fissare l'appuntamento per prendere una decisione, «nell'interesse di Ancelotti e del Milan» ecco il passaggio nuovo: la scelta non sarà ratificata in base ai risultati ma alle esigenze delle due parti. Conferma non automatica, insomma. Infine Berlusconi ha ribadito la sua idea sul dopo Ancelotti. Serve «un allenatore emergente» la generica indicazione seguita da una garanzia: «Ce ne sono molti con le spalle larghe che sono pronti a guidare una squadra come il Milan». Di qui il ventaglio aperto che esclude soluzioni alla Spalletti o alla Van Basten-Rijkaard, orientandosi invece verso Allegri (Cagliari), Gasperini (Genoa), quello che piace di più ad Arcore.
Nell'intento di evitarsi qualsiasi complicazione, anche Ancelotti ha fatto ieri mattina un passo importante. Ha infatti incaricato il sito del club rossonero di smentire la frase «non resto a dispetto dei santi, ora devo parlare col santo», frutto di un sms privato e perciò non dichiarazione giornalistica. Da oggi il suo obiettivo principale deve tornare a essere quello della conquista del 2° o 3° posto: è dal fronte interno che sono arrivati, a Udine, i maggiori problemi. Della famosa prova d'amore dedicata all'allenatore messo sulla graticola non c'è stata alcuna traccia segno che i problemi strutturali del Milan non sono risolvibili così, all'impronta o per divina intercessione. La spina Ronaldinho è uno degli argomenti iscritti all'ordine del giorno. Silvio Berlusconi, definendolo un «investimento giusto» ha rilanciato: per quel che è costato, 18 milioni di euro, e per quel che ha realizzato sul campo fino a dicembre, niente da dire. È il resto, da gennaio in avanti, che continua a far discutere. L'interessato, nel ritorno da Udine, non ha puntato il dito contro il suo allenatore. È un vantaggio. «Berlusconi è deluso per il tuo mancato utilizzo», gli hanno chiesto. E lui, serafico: «Allora siamo in due». Altra domanda: ma sei pronto a restare nel Milan anche con Ancelotti allenatore? «Sì, resto al Milan e con l'allenatore non ho mai avuto un problema» l'ultima frase prima di promettere di approfondire l'argomento, a bocce ferme. Avesse tirato un sasso nello stagno, il futuro di Ancelotti sarebbe risultato segnato. E invece almeno Adriano Galliani è sempre convinto di riuscire nella sua azione diplomatica. Gliene riuscì, qualche anno prima, nel lontanissimo ’89, un'altra ancora più azzardata. Berlusconi aveva riunito ad Arcore il gotha del gruppo e fatto un sondaggio sull'opportunità di allontanare Sacchi.

Furono in due a votare no: Galliani e Bernasconi (all'epoca responsabile del settore giovanile). All'ultimo momento, Berlusconi cambiò idea e tenne Arrigo in sella. Di lì a qualche settimana vinse la sua prima coppa Campioni. Ma non ditelo ad Ancelotti.

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