Le vie del pallone saranno infinite. Ma perché mai passano sempre da Ibra? Sarà un caso, sarà un divertimento del calcio nostro, il derby si chiude con la mazzata dello svedese, la firma a eterno ricordo per la gente interista. E quelle mani levate davanti alla curva. Il copione del pallone quasi sempre segue la logica delle stelle, il gol di Ronaldo all’Inter, stavolta la linguaccia di Ibra. Sarebbe stato sorprendente non fosse finita così. Sapete cosa diceva la statistica? Che gli ultimi dodici gol del derby milanese sono tutti stranieri. Ed anche quello numero 13. Fra l’altro un numero portafortuna. La palla è rotonda, ma non sempre. La sceneggiatura scritta nelle stelle è affiorata in un battibaleno. Ora che dirà? Prendiamolo per buono. Cioè un derby che abbia detto qualche verità. Anno da pellegrinaggio per l’Inter, anno da santificazione per il Milan. Visto con il Galliani della vigilia, questo derby dice scudetto. Visto con gli occhi di Benitez, racconta tutto quello che gli diceva il cuore. Inter ansimante, Milan più convinto, anche convincente. Inter che non perdeva in casa da 46 partite, aveva una striscia vincente nei derby casalinghi quasi da guinness. C’è da aver pena di Benitez, gli tocca rovinare tutto il bello di una storia da triplete e anche di più. E il Milan non poteva chiedere di meglio. Partire con lo scarabocchio calcistico di Materazzi. Scarabocchio? Macchè tutto prevedibile. Quest’anno Matrix ha fatto vita da panchinaro, il suo animo da derbyman lo ha ingannato e mandato subito fuori giro. Se i bookmakers avessero proposto una quota sul fallo da rigore contro Ibra, sarebbe stato un gioco da ragazzi puntarci qualche soldino. Rischio che avrà messo a fuoco anche Benitez. Ma ci ha provato.
Dura partire in salita per un rigore annunciato. Più dura far i conti con una squadra che fatica a ritrovarsi. E peggio vedere il Milan partire quadrato, deciso, convinto, aggressivo e veloce. Tutto quanto serve per giocare per vincere, che poi è anche giocar meglio. L’atmosfera derby è stata un bel acquarello di colori e un gustoso intruglio di sapori, striscioni e sfottò piovevano dalle curve. Ibra ospite d’onore del divertimento nerazzurro. Ciascuno a ricordare il bello suo: l’Inter del triplete e il Milan dei 18 titoli internazionali. Poi il fallo fesso di Matrix (c’era Lucio che poteva tranquillamente intervenire) sul primo contropiede di Ibrahimovic ha fatto passar tutti dalla poesia alla prosa. E il Milan è stato subito squadra. Seedorf ha fatto ripassare a Sneijder il ruolo del trequartista. Squadre con modulo a specchio, quello definito rombo, confronti su tutto il fronte. Inter sempre affannata, Milan più tranquillizzante. Il primo tempo ha detto tanto: Ibra poteva segnare un altro gol, Eto’o si è infilato da sinistra nel groviglio rossonero ma ha capito di esser solo vedendo l’incerto proporsi di Milito che poi finirà ancora una volta nei guai per i suoi muscoli. C’è qualcosa che non va nella gestione interista degli infortuni. Ieri il ragazzino Obi ha fatto in tempo a mostrare le sue qualità prima di sentire la fitta che l’ha bloccato. In queste situazioni lo specchio delle due squadre: Milan pieno di nerbo, fors’anche troppo aggressivo (Gattuso ha rischiato l’espulsione per doppia ammonizione e Allegri lo ha tirato fuori), Ambrosini e Flamini due furie, Abate spettacolare nel correre, rincorrere, con buona qualità difensiva nel frenare Eto’o. Milan a tutto Ibra, simbolo di forza e prepotenza, quella che potrebbe condurre lontano la squadra. Per ora è primo posto, c’è ancora tempo. L’Inter non si è mai tolta le catene, anche quelle mentali.
La gente di Allegri ha rischiato di rovinarsi la serata quando ha perso Abate per un peccato veniale (aveva cominciato Pandev) ma mortale avendo già un cartellino giallo.
Invece la squadra ha tenuto duro, Allegri ha lavorato bene con i cambi, Benitez ha visto lentamente disfarsi la squadra, non solo sotto i colpi degli infortuni.Ora per l’Inter è tutto da rifare. Per il Milan un bel cammino da continuare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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