Milanesiana, l’amletica questione Chi siamo? Lo rivela il telefonino

Domani al Dal Verme si discute di tecnologia

Marta Bravi

Un gigantesco evento filosofico, è quanto accadrà domani (ore 21) al teatro Dal Verme. Intellettuali di rilevo internazionale si confronteranno sul palco della Milanesiana sulle implicazioni filosofiche dell’uso delle tecnologie della comunicazione: John Searle, uno dei principali esponenti della filosofia del linguaggio, Barry Smith direttore dell’Us National Centre for Ontological Research, Hernando de Soto il più grande studioso di programmi socialmente innovativi, Stefano Rodotà, esperto internazionale di problemi legati alle comunicazioni e Maurizio Ferraris, docente di filosofia teoretica all’Università di Torino, nonchè direttore del Centro inter universitario di ontologia teorica e applicata. Non è, dunque, un caso che il titolo della serata sia Mobile, cioè cellulare, così come non è un caso che ad organizzarla sia Maurizio Ferraris, autore di Dove sei? Ontologia del telefonino (2005), che gli è valso il premio filosofico Castiglioncello.
«Quarant’anni fa si pronosticava la scomparsa della scrittura - commenta Ferraris - oggi, invece, si scrive più che mai. Ecco il perché del tema che affronteremo domani. Chi avrebbe mai detto che si sarebbe usato il cellulare per scrivere? A Natale l’oggetto più venduto è stato l’Ipod, che non è altro che un contenitore di dati».
E questo perché l’identità sociale, o l’oggetto sociale, per dirla con i filosofi, è intrinsecamente legato alla scrittura. Basti pensare che si può sapere tutto di una persona, grazie alla tecnologia. Si possono ricostruire i suoi spostamenti: con il telefonino siamo rintracciabili con un margine di errore di 45 cm, tutti i pagamenti effettuati con carta di credito rimangono in memoria, se entriamo in un negozio o prendiamo un treno veniamo registrati. «Siamo continuamente “tracciati” - commenta il filosofo - e se da un lato ciò può costituire una risorsa, perché è grazie ai dati che abbiamo un’identità sociale - e il dramma dei sans papier lo conferma - dall’altro è uno svantaggio. Insomma si sanno di noi più cose di quanto noi stessi immaginiamo. Più che un grande occhio - precisa Ferraris - definirei il grande fratello un registratore».
Nessuno, forse, meglio di Stefano Rodotà, ex garante per la Privacy, potrà far riflettere sui labili confini che separano la sfera privata da quella pubblica.
La scrittura non fonda solo la società, ma anche l’economia. Lo sostiene Hernando de Soto, fondatore dell’Istituto per la Libertà e la Democrazia del Perù, che vede appunto nella scrittura la fonte della ricchezza. «I liquidi nascono dalle ipoteche - spiega Ferraris - per ottenerle serve un documento che attesti la proprietà della casa.

Ecco perché il presidente del Brasile Lula ha concesso la proprietà delle favelas agli abitanti: per dare loro un “pezzo di carta” importante quanto mai».

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