La prima notizia è che crisi o non crisi le imprese milanesi nel 2009 sono cresciute dell’1,7 per cento con 23mila nuove iscrizioni, doppiando il dato regionale e lasciando quello nazionale allo 0,3%. Il tutto grazie al commercio al dettaglio, alle costruzioni, alle poste e alle telecomunicazioni. Nessun’altra area metropolitana ha fatto meglio. La seconda è che dopo 15 anni di trend positivo, l’anno passato ha fatto registrare una battuta d’arresto (-3,8%) per le attività gestite da cittadini stranieri a Milano e Provincia. È quanto emerge dal ventesimo rapporto sull’economia milanese della Camera di Commercio di Milano. «I dati presentano ancora delle criticità - conferma il presidente Carlo Sangalli -. In particolare il saldo delle imprese è tornato a essere in attivo, con oltre 6mila imprese e con una crescita di quelle milanesi pari all’1,7. Abbiamo conseguito il miglior risultato in Italia». Il peggio quindi sembra ormai passato. Nel primo trimestre del 2010 la produzione industriale di Milano è salita del 2,7%, il fatturato del 2,4% e l’export del 3,7%. La recessione però si è fatta sentire, in particolar modo sugli scambi internazionali: nel 2009 l’export milanese è diminuito del 17,5% (ancora una volta meglio del dato regionale e nazionale), ma non in tutte le direttrici geografiche. Le esportazioni verso Cina, Giappone e Africa hanno retto alla crisi. «Nel 2009 - ha aggiunto Sangalli - abbiamo messo a disposizione del sistema economico 42 milioni di euro, 13 solo per l’innovazione e 12 per il credito». Le criticità del momento di recessione economica hanno avuto ripercussioni soprattutto sul mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione è arrivato al 5,5 (+1,6% rispetto al 2008), toccando il 13,6% per gli under 30. La crisi ha polverizzato 39mila posti, in particolare tra i collaboratori (-24,5%) e tra i lavoratori dipendenti (-7,1%). Mentre, anche grazie al ricorso alla cassa integrazione (+447% rispetto all’anno scorso) regge il lavoro dipendente. La cattiva congiuntura economica cambia anche i consumi delle famiglie milanesi. Diminuiscono soprattutto per i giovani, single e con basso reddito, ma per il 60 per cento rimangono stabili. Si tagliano le spese voluttuarie (-27% per le vacanze, -21% per abbigliamento e calzature) e aumentano gli acquisti in saldo (+44%), i prodotti a risparmi energetico (+42%) e quelli biologici (+32%). Cambiano anche i luoghi dove si acquista: sempre più mercati rionali, hard discount, outlet, ma anche negozi equo-solidali e soprattutto commercio elettronico (+46%). Diminuiscono anche i finanziamenti delle banche all’economia milanese che fanno registrare un -3,7%, mentre aumentano le sofferenze del sistema bancario. «Il 2009 è stato un anno particolarmente difficile - conclude Sangalli - ma Milano non si è lasciata scoraggiare grazie alla capacità dei suoi cittadini e delle imprese di reagire. I dati fanno ben sperare per il 2010».
Il presidente dell’Irccs Policlinico Sa Donato, Giuseppe Rotelli, nel corso della presentazione del rapporto ha indicato che la filiera della sanità in Lombardia genera un giro d’affari di circa 14 miliardi di euro, metà a carico del sistema regionale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.