Cronaca locale

Milano festeggia Paoli Cinquant’anni di musica senza fine

Un concerto tra memoria storica e presente, tra canzone e costume, con i ricordi tatuati nel cervello e nel cuore da condividere con chi ascolta, perchè lui non è un semplice cantautore. È Gino Paoli, che stasera - per la rassegna MiTo - festeggia allo Smeraldo i suoi cinquant’anni in musica. Qualche mese fa ha inciso lo splendido album Storie e si è presentato a Sanremo come mentore di Malika Ayane perché a lui piace rimettersi sempre in gioco. Non dimentica, non cancella; «rinnegare il passato significa negare ciò che hai vissuto», sostiene sempre.
E culla i ricordi di una vita, dei tempi in cui era uno sconosciuto cantante di balera con Lauzi e Tenco; dei tempi in cui non aveva ancora scritto La gatta ( il brano dedicato alla sua gatta Ciacola che oggi è un evergreen ma allora vendette solo 119 copie. e poi passò a migliaia di copie alla settimana e lui, lo schivo Paoli, divenne il re dei cantautori); dell’oggi in cui Il brano il pettirosso (storia di una violenza carnale di un anziano su una bambina) a scatenato una valanga di polemiche.
Ma Paoli è a Milano per raccontarsi attraverso le canzoni; cen’è una valanga nel suo carnet che hanno fatto la storia della canzone d’autore, partendo da Sassi, Senza fine, Sapore di sale, Il cielo in una stanza (lanciata da Mina e scritta ispirandosi ad un postribolo), da Quattro amici al bar a parigi con le gambe aperte muovendosi a zig zag fino ai giorni nostri. E se gli chiedi il segreto del successo sogghigna: «Il successo è un incidente - dice ai ragazzi -; ho sempre fatto pesca subacquea e il successo è come il pesce: abbocca se non lo cerchi».
Scuola e filosofia da vero genovese, anche se Paoli ha una lunga storia legata a Milano. Arrivò in Stazione Centrale nell’afoso agosto 1959, allora grafico pubblicitario e pittore di belle speranze, col maglione nero da vero esistenzialista e pure il cappotto Montgomery. Qui aveva un amico, Gian Franco Reverberi, che lavorava alla Ricordi e gli propose di registrare qualche canzone «guadagnando il doppio del mio stipendio», ricorda. Tante avventure a Milano, tante piccole cose, come le serate, sempre con i fedeli Lauzi e Tenco «passate all’Idroscalo illudendomi di vedere il mare». E ora Milano riceve per l’ennesima volta questo genovese che ne conosce così bene pregi e difetti; un pirata e un signore che dal mare di Boccadasse ha conquistato la gloria. Quella gloria che lui non ha mai cercato, anzi sfuggito con tutte le sue forze. «Io non canto per apparire, per questo sono durato tanto. Ora si scrive per un target: per i giovani, per le mamme. Io scrivo quando ho qualcosa da dire e non mi importa chi ascolta».


Infatti allo Smeraldo saranno in molti ad attendere Paoli, che rinnoverà i l suo repertorio insieme alla sua band e agli archi del Gnu Quartet.

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